Insalata di grano saraceno con seppioline

Insalata di grano saraceno e seppioline

Insalata di grano saraceno con seppioline

Questo piatto potrebbe sostituire la più tradizionale delle insalate estive, l’insalata di mare, appunto. Così, tanto per variare sul tema e mischiare i sapori. Quello che appartiene alle ricette montane, considerando che da noi il grano saraceno si coltiva in Valtellina e in Alto Adige, con quello tipicamente marino delle seppioline.

Ingredienti:

100 gr di grano saraceno – 100 gr di seppioline (peso finale, dopo la cottura) – 1 spicco d’aglio – succo di limone – sale – pepe – olio di oliva – vino bianco – prezzemolo fresco.

Preparazione: 

Versare il grano saraceno nell’acqua bollente e salata. Far cuocere per circa 15 minuti, finchè risulti cotto, ma al dente. Scolare bene,  spruzzare con poco succo di limone, mischiare bene e lasciare raffreddare.

In un tegame, far rosolare uno spicchio di aglio in poco olio di oliva. Toglierlo quando è ben dorato. Versare le seppioline e aggiungere poca acqua. Far asciugare e spruzzare con il vino bianco. Alzare la fiamma e fare evaporare.

Grano saraceno: In Italia si coltiva in Valtellina e Alto Adige

Grano saraceno: in Italia si coltiva in Valtellina e Alto Adige

Proseguire con la cottura, aggiungendo altra acqua poco alla volta, finchè le seppioline sono morbide. Prima che siano completamente cotte, aggiustare di sale e pepe.

Mantenere un po’ del loro sugo ed unire il tutto, dopo aver lasciato raffreddare alcuni minuti, al grano saraceno. Aggiungere una manciata di prezzemolo fresco e servire tiepido o freddo.

Il grano saraceno è un cereale-non-cereale, non contiene glutine e ha un indice glicemico medio. Come molti altri cereali o simili, è sconsigliato consumarlo a cena. In realtà, non sarebbe indicato nella stagione estiva, in quanto riscalda, ma la curiosità di  un mix mare e monti ha avuto il sopravvento.

Torta di ricotta e mirtilli, al profumo di lavanda

Torta di mirtilli e ricotta, al profumo di lavanda

Torta di mirtilli e ricotta, al profumo di lavanda

Sperimentando in cucina con gli oli essenziali per alimenti, è nata questa nuova torta. Dal gusto sicuramente delicato richiama qualcosa di “antico”. Dai grandi armadi in legno della nonna con la biancheria che profuma degli effluvi delle spighe violette agli infusi dalle mille virtù benefiche. L’accostamento con il sapore un po’ acidulo dei mirtilli crea un contrasto particolare.

Ingredienti per la crema e la decorazione:

250 gr di mirtilli freschi – 250 gr di ricotta fresca – 1 mela – 3 gocce di olio essenziale di lavanda per alimenti. Eventuale aggiunta di xilitolo di betulla o stevia per dolcificare.

Ingredienti per la base: 

200 gr di mandorle non pelate – 1 uovo – un pizzico di sale – ev. olio di oliva

Preparazione:

Lavare i mirtilli e lasciarne da parte un po’ per la decorazione. In una terrina, incorporare i mirtilli alla ricotta e alla mela grattugiata. Passare al mixer, fino ad ottenere una crema omogenea. Aggiungere le gocce di olio essenziale di lavanda e mischiare bene. Ricoprire con pellicola trasparente e mettere in frigorifero.

Tritare molto fini le mandorle, unendo la farina così ottenuta a 1 uovo intero e un pizzico di sale. Mischiare e impastare il composto, fino ad ottenere una palla molto solida. Eventualmente, aggiungere poco olio di oliva se la consistenza risulta troppo asciutta. Stendere un cerchio tra due fogli di carta da forno leggermente unta. Porre uno dei fogli di carta con la base della torta in una teglia di 18 cm. Formare un bordo di circa 2 cm e livellare bene, utilizzando un cucchiaio. Cuocere in forno già caldo a 240° (forno a gas) per circa 45 minuti.

Far raffreddare e porre la base su un piatto. Riempire con la crema e decorare con i mirtilli. Rimettere in frigo per circa 2 ore prima di servire.

Per un aroma di lavanda molto più discreto, utilizzare 1 sola goccia do olio essenziale oppure non aggiungerlo affatto, se non entusiasma l’idea dell’abbinamento. La torta è buona anche senza le poche, ma potenti gocce aromatizzanti. E’ indicata come torta fredda.

Farro e cozze

Insalata di farro e cozze

Insalata di farro e cozze

Niente di nuovo sotto il sole. Questa è una ricetta abbastanza diffusa, ma perchè non riproporla ancora? E’ gustosa, fresca, saziante e molto semplice da preparare. Pratica da portare al pic-nic, buona da gustare a casa. Insomma, per chi ama i sapori di mare, è un felice connubio tra cereale e mollusco che dimostra ancora una volta la grande versatilità del farro.

Ingredienti per una porzione abbondante: 

70/ 8 0 gr di farro perlato – 130 gr circa di cozze (qui sono state utilizzate quelle surgelate) – vino bianco – 1 spicchio di aglio – una manciata di prezzemolo fresco – olio di oliva –

Cottura del farro:

Lessare il farro in acqua poco salata per circa 20 minuti. In linea generale, se il farro piace al dente è sempre meglio farlo cuocere un po’meno di quanto consigliato sull’etichetta della confezione.

Scolare bene e mettere da parte.

Preparazione delle cozze: 

Se sono fresche, pulirle e fare aprire i gusci in un tegame sul fuoco. In alternativa, si possono utilizzare anche le cozze surgelate. Una volta scongelate, sciacquarle e porle in un tegame capiente, dove si sarà provveduto a far rosolare lo spicchio d’aglio in poco olio di oliva, mantenendolo per l’intera cottura.

Dopo alcuni minuti, irrorare con poco vino bianco e fare evaporare. Aggiungere il sale e far cuocere, versando poca acqua alla volta, per circa 30 minuti. Togliere lo spicchio di aglio e fare asciugare quasi completamente. Quindi, versare il farro nel tegame insieme alle cozze. Mescolare bene e, per ultimo, cospargere con il prezzemolo fresco. Eventualmente, aggiungere altro olio di oliva se il tutto risulta troppo asciutto.

Far raffreddare e riposare un po’ per permettere ai vari sapori di unirsi.

Servire l’insalata di farro con le cozze, fredda o tiepida.

 

Quattro passi nel verde del bosco Fontana

Bosco Fontana (Marmirolo, Mantova)

Bosco Fontana (Marmirolo, Mantova)

Trascorsi da molto tempo i fasti dei Gonzaga, resta ai posteri un’oasi di verde a 5 km da Mantova, la loro città.

Per sfatare la monotonia di un paesaggio piatto, nell’ex tenuta di caccia dei Gonzaga si apre il bosco Fontana che si estende per quasi 2,5 kmq. Grandi alberi ombrosi e canali dove scorrono acque fresche offrono la soluzione naturale all’opprimente calura della pianura, dove di solito non arrivano i venti.

Palazzina Gonzaga

Palazzina Gonzaga

Testimonianza di un antico passato che faceva della Pianura Padana un’enorme distesa boscosa, eredità dell’epoca post-glaciale, il bosco Fontana ospita nel centro la palazzina Gonzaga, meta un tempo di frequentazioni altolocate.

Il verde in Italia avanza, inteso come territorio che spontaneamente o con l’aiuto umano si riappropria del suo spazio. Da decenni la superficie occupata da boschi e foreste aumenta ogni anno del 0,6%  e questa è senz’altro una notizia positiva se non va a pari passo con l’abbandono selvaggio e l’incuria delle zone verdi d’Italia.

Anche nel verde di questa parte della Lombardia dove il fiume Mincio crea paesaggi agresti e lacustri da esplorare a piedi o in battello, la bicicletta resta pur sempre un ottimo mezzo di trasporto, sebbene non sia possibile usarla all’interno del  bosco Fontana. In ogni caso, la zona boscosa merita certo di essere visitata, perchè è rimasta quasi al suo stato naturale, senza asettici viali cosparsi di ciottoli bianchi o cespugli bellamente rifiniti dal tagliasiepe.

Del resto, quale altro territorio comodamente pianeggiante potrebbe prestarsi per una facile escursione a piedi o sul sellino di una bici?

 

A walk in the green of Fontana Forest

Gonzaga family’s grandeur has passed for quite a long time, but a green oasis still remains for the posterity only about 5 kms from Mantua, the city where the dinasty had its main residence.

To break up the monotony of a flat landscape, Fontana Forest extends for nearly 2,5 sq km covering the former Gonzaga hunting ground.

Big shade trees and fresh water canals offer a natural solution to the oppressive heat of the plain, where the winds usually do not blow.

In the centre of Fontana Forest, which is an evidence of ancient times when the Po Valley was a huge forested land developed after the post-glacial period, the Gonzaga hunting residence still reminds of its  high-ranking guests.

In Italy, green areas are increasing. Statistics say that in the last few decades woods and forests have gained 0,6% surface each year. No doubt, this is a very good news, if it is not related to abandoning and neglicence.

Also in the green of this part of Lombardy where the Mincio river shapes rural and lake-like landscapes to be visited on foot or by boat, a bicycle is a suitable means of transportation, though it is forbidden to ride it in the Fontana Forest.

Anyway, the large wooded area is worth visiting owing to its almost original natural conditions. Neither artificial paths covered with white pebbles nor  decorative bushes beautifully cut with hedge trimmers mark the Fontana Forest.

After all, which other flat land, could be more appropriate  for an easy  walk or a comfortable bike ride?

Vicessitudini di una crema fresca di prugne e albicocche

La mattinata estiva si era preannunciata molto presto e alleggerita da un’insolita, gradevole brezza metropolitana. Aprendo il frigorifero per preparare la colazione, una domanda è sorta spontanea. Come consumare in tempo breve le più mature fra le abbondanti prugne e albicocche acquistate di recente?

Dapprima è balenata l’idea di una torta con copertura morbida di frutta. Così, fra 3 kg abbondanti di frutti, sono state scelte 4 belle albicocche con un peso totale di circa 120 gr e diverse prugne, circa 400 gr. Dopo averle lavate, sbucciate e private dei noccioli, sono diventate una purea non molto densa.

Messa sul fuoco basso per circa 30 minuti, la purea continuava a non addensarsi, ma il sapore diventava sempre più interessante, anche se più asprigno dei frutti freschi. Chissà come mai, alcuni tipi di frutta piuttosto dolce diventano più aspri con la cottura?

Purea di prugne e albicocche

Purea di prugne e albicocche

Passando oltre a questa seconda domanda, è stato aggiunto il succo di mezzo limone (di Sorrento) e il sapore si è fatto sempre più interessante, fresco ed estivo.

Alla terza domanda, vale a dire, che cosa si potrebbe fare con questa specie di succo naturale di frutta che di per sè non era da buttare via, è seguito un temporaneo parcheggio in frigorifero.

Qualche ora più tardi, dopo aver scartato l’ipotesi di utilizzare la colla di pesce o fogli di gelatina per addensare la purea di frutta, sono stati acquistati 250 gr di ricotta.

Opzione un po’ più salutare rispetto agli ingredienti  e alle diciture delle varie confezioni contenenti la cosiddetta colla di pesce. Almeno, un tempo era solo il pesce a fornirla. Oggi, per onestà e coerenza dovrebbe essere definita “colla suina o bovina”, considerando che sono i resti (ossa, cotenna e cartilagini varie) di questi ultimi animali a fornirla.

Pur facendo parte di un’alimentazione relativamente onnivora, la composta di frutta che riposava al fresco nel frigorifero non si abbinava di sicuro al prodotto appena descritto.

Per non parlare poi degli altri ingredienti contenuti nei vari addensanti presenti sullo scaffale del supermercato, quali dolcificanti di vario tipo e altre schifezze chimiche a josa che ormai appartengono a un vocabolario alieno per chi ha deciso di cibarsi in modo più consapevole.

crema 3

Crema fresca di prugne, albicocche e ricotta

Per mancanza di tempo, dovuta in parte anche all’esaustiva lettura delle etichette e degli ingredienti e la poca dimestichezza sull’argomento “addensanti” che però ha rivelato che una delle alternative naturali alla presunta colla di pesce, l’agar agar deriva dalle alghe e quindi è sconsigliata a chi soffre di ipertiroidismo, è stata quindi aggiunta la ricotta alla purea.

Passata al mixer, la consistenza della purea restava sempre troppo liquida per farcire l’idea iniziale di torta, ma inaspettatamente si è trasformata in una crema delicatamente asprigna, al gusto di yogurt.

Messa nel freezer per circa 30 minuti, si può servire a fine pasto come dessert e al posto della frutta o perchè no? Anche in sostituzione del sorbetto.

Volendo, la si può guarnire con mandorle tostate al forno, preferibilmente non pelate.

Infiniti abbinamenti sono ovviamente possibili con questo procedimento, a seconda dei gusti personali e della frutta di stagione disponibile.