Milano – Gian Galeazzo Visconti e gli UFO (5)

Gian Galeazzo Visconti ritratto da Pisanello

Gian Galeazzo Visconti ritratto da Pisanello

Nel periodo successivo alla disfatta del Barbarossa, Milano assiste alle lotte interne per l’egemonia politica della città, finchè nel 1277 si impone la famiglia dei Visconti che si affermò fino al 1400. La vita economica della città conosce un costante progresso e nel 1395 Milano diviene Ducato sotto la medesima Signoria.

Milano, il Duomo

Milano, il Duomo

Fu in questo periodo che si iniziò la costruzione del Duomo, esattamente nel 1386, ma ultimato alcuni secoli dopo, nel 1813. Per le lunghe vicissitudini nella costruzione della cattedrale si coniò, quindi, l’espressione dialettale ” l’è lùng cum la fabrica del dòm”  per indicare qualcosa di perennemente incompiuto.

Fu Gian Galeazzo Visconti il promotore della ciclopica impresa architettonica che pone il Duomo al 4° posto tra le chiese più grandi in Europa, dopo S.Pietro in Vaticano, Saint Paul a Londra e la Cattedrale di Siviglia. Un colosso di marmo con una superficie interna di 8.000 mq, alto 108,5 mt, lungo 158 mt, con 169 finestroni a vetrata, 135 guglie, 3500 statue e 150 pluviali decorati con figure grottesche.

In quel tempo, la residenza dei Visconti era costituita da palazzi, giardini e serragli per le bestie esotiche situata proprio accanto al futuro Duomo, sul lato destro tra Piazzetta Reale e Via Larga.  Nel punto in cui oggi sorge il Duomo esistevano due chiese attigue, Santa Tecla e Santa Maria Maggiore che venivano frequentate, rispettivamente,  una nella stagione mite e l’altra nella stagione invernale. Santa Maria Maggiore, infatti, era più piccola e maggiormente riscaldata dalla presenza dei fedeli.

I sotterranei del Duomo

Sotto ai gradini dell’attuale sagrato sono conservati e visitabili i resti dell’antico battistero paleocristiano del 4° secolo, appartenuto alla chiesa di Santa Tecla.

Il battistero, noto come di S. Giovanni alle Fonti fu verosimilmente utilizzato da Ambrogio, vescovo di Milano, per battezzare S. Agostino nel 387 ed è accessibile dall’interno del Duomo per mezzo dell’ingresso accanto al portone centrale.

Nel 1386, dopo il secondo crollo del campanile che dominava le due chiese si iniziò a costruire intorno  a Santa Maria Maggiore il nuovo Duomo a croce latina in marmo di Candoglia, località nei pressi del Lago Maggiore. Il marmo, dal colore bianco-rosato con venature grigie, veniva trasportato per mezzo di barconi sul fiume Ticino e raggiungeva Milano attraverso il Naviglio Grande.

Via Laghetto in una foto d'epoca

Via Laghetto in una foto d’epoca

Sempre per via fluviale, veniva trasportato fino alle immediate vicinanze dell’attuale piazza Duomo, oggi Via Laghetto, così chiamata per via di un laghetto artificiale fatto scavare appositamente per i lavori di costruzione del Duomo e successivamente interrato nel 1857 per ragioni di salute pubblica. Dal laghetto, il marmo veniva caricato sui carri e raggiungeva la Fabbrica del Duomo per essere lavorato.

In considerazione dell’ambizioso e nobile utilizzo a cui veniva destinato il marmo, Gian Galeazzo lo esenta dai dazi doganali e viene contrassegnato con la sigla A.U.F. che significa “ad usum fabricae”, successivamente modificata nel linguaggio comune  ” a ufo” ed usata per indicare l’utilizzo di qualcosa in modo gratuito e alle spalle degli altri, ad esempio “mangiare a ufo”. Gian Galeazzo non poteva certo immaginare che la sigla sui blocchi di marmo si sarebbe così trasformata  evocando in epoca moderna anche un Unidentified Flying Object.

Ad Usum Fabricae

Ad Usum Fabricae

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Duomo di Milano

Milano – Da Teodolinda pacifista al Barbarossa furioso (4)

Arrivano i barbari

Nel 400 Milano inizia ad essere assediata e  saccheggiata dalle popolazioni provenienti dall’Europa centrale e orientale. Questo periodo durò circa 2 secoli e causò la disfatta dell’Impero Romano d’Occidente  con il trasferimento della capitale  da Milano a Ravenna. Calarono su Milano i Visigoti con re Alarico nel 402, gli Unni con Attila nel 452, gli Eruli con Odoacre nel 476, i Goti con Teodorico  nel 493, nuovamente i Goti nel  539  e infine i Longobardi nel 569 con re Alboino.

La regina Teodolinda

Questi furono i precedenti che portarono all’affermarsi della dominazione longobarda, dimostrando che le invasioni barbariche, inizialmente mosse dalla spinta saccheggiatrice e belligerante, si erano trasformate in migrazioni di popoli  ormai divenuti stanziali. Durante il regno della regina longobarda Teodolinda, Milano inizia lentamente ad uscire dagli anni bui degli assedi  e delle scorrerie barbariche. I primi segnali di rinascita trovarono una Milano impoverita e all’ombra della vicina Pavia, allora capitale del regno longobardo.

La Mediolanum di allora era una città allo sbando, priva di un ceto aristocratico e religioso che la governasse, fuggito dall’incalzare degli invasori. Con Teodolinda  la città ritorna al suo ruolo di capitale e la vicina Monza viene utilizzata come residenza estiva della corte. Teodolinda rappresentò una figura carismatica femminile del tempo, molto amata dal popolo e politicamente influente,  animata da fervente cattolicesimo ed intenti pacifisti.

Al periodo longobardo pose fine l’arrivo dei Franchi  nel 774 guidati da Carlo Magno  che ebbe come conseguenza l’affermarsi del feudalesimo, durante il quale Milano fu uno dei feudi più importanti.  Era un feudo amministrato in gran parte  dal ceto ecclesiastico, che trova il suo maggiore funzionario nella figura del vescovo subordinato all’imperatore.

Vita di corte

Con la seguente trasformazione e diffusione dei Comuni, a Milano prende forma il ceto gentilizio contrapposto a quello militare. L’esigenza dei Comuni di rendersi indipendenti dal potere centrale  rappresentato dall’imperatore scatenò la furia di Federico Barbarossa, reggente del ducato di Svevia nato dalla frammentazione del precedente Impero dei Franchi.

Basilica di S.Eustorgio

Milano rappresentava per il Barbarossa il massimo esempio da punire e nel 1162 perpetrò il suo obiettivo mettendo a ferro e fuoco l’intera città, sostenuto nelle sue imprese dalle vicine città rivali;  Lodi, Pavia, Cremona e Como. Durante i saccheggi a Milano, il Barbarossa si portò via le reliquie dei Re Magi  destinandole alla città di Colonia. Solo una parte di esse fece ritorno molto più tardi, nel 1906,  alla basilica di  S.Eustorgio dove furono trafugate. Questo fu il bottino più famoso che il vendicativo Federico sottrasse alla Basilica di S.Eustorgio situata all’inizio di  Corso di Porta Ticinese. La storica chiesa sorge oggi  all’interno di una zona a traffico limitato e frequentata dalla movida milanese, posta accanto a una grande arteria trafficata che attraversa questa parte di città a pochi minuti da Piazza Duomo.

Ai tempi,  la basilica si trovava fuori dalle mura cittadine e fu fondata verosimilmente nel 4° secolo dal vescovo Eustorgio  proprio con l’intento di custodire le famose reliquie. Tracce paleocristiane del 6° secolo si trovano tuttora sotto l’abside.

Federico Barbarossa

La vendetta del Barbarossa e delle sue fazioni fu feroce e perpetrata casa per casa. Fece spargere il sale sui terreni dove erano state rase al suolo le case affinché non potesse crescere più nulla,  venne imposto ai milanesi di abbandonare la città e, non soddisfatto, iniziò ad utilizzare il giorno dell’annientamento di Milano, il 1° marzo 1162, come  data iniziale di una nuova epoca.

La furia del Barbarossa fece nascere un conseguente movimento di ribellione nei Lombardi che si unirono in una coalizione sotto il nome di Lega Lombarda  a cui aderirono anche le ex città rivali di Cremona  e Lodi,  oltre alla stessa Milano, Brescia, Bergamo, Mantova, Verona, Vicenza, Padova, Treviso, Venezia e Ferrara. Fatidica fu la sconfitta inferta al Barbarossa nel 1176 a Legnano, con le truppe in difesa dei Comuni e del Papato incitati dalla presenza del Carroccio, un grande carro con le ruote cerchiate di ferro e trascinato da sei buoi bianchi,  con il vessillo del Comune e una campanella che incitava all’azione.

Il Carroccio

Sette anni dopo, nel 1183, la Pace di Costanza sancì un  nuovo ordinamento  grazie al quale i Comuni  ebbero più autonomia e ne risultò una nuova figura politica e amministrativa: il Podestà. Della distruzione e dei saccheggi perpetrati a Milano dal Barbarossa, morto nel 1190 durante una crociata, non sopravvive ovviamente alcuna testimonianza concreta  e tangibile, nessun luogo specifico della città a cui fare riferimento, tanto fu  capillare. Restano solo le cronache a raccontarli.

Ma a dire il vero, una leggenda sopravvive.

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Santa Maria alla Fonte in Chiesa Rossa – Milano

Proveniente dal Pavese, il Barbarossa e il suo seguito avrebbero danneggiato il campanile della chiesa di Santa Maria alla Fonte in Chiesa Rossa, risalente al secolo X.

Il campanile mozzato e mai riparato lo testimonierebbe.

Resta comunque una leggenda e tale rimane.

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Santa Maria alla Fonte in Chiesa Rossa – Milano

 

Milano – Massimiano e l’alligatore di Porta Romana (3)

Massimiano ritratto su una moneta romana

A sconfiggere i Galli, come i Celti venivano chiamati dai Romani, ci pensarono questi ultimi che nel 222 occuparono Milano facendole acquisire sempre maggiore importanza politica, militare ed economica fino a farla divenire colonia dell’impero romano. In questo periodo la città iniziò ad ingrandirsi e sotto l’imperatore  Massimiano, Milano divenne capitale dell’Impero Romano d’Occidente.

Via Circo, resti romani

Durante il suo mandato dal 286 al 305, l’imperatore ampliò il perimetro a pianta squadrata delle mura, all’interno delle future mura medievali poste in corrispondenza della cerchia interna dei Navigli, dove attualmente scorre la circonvallazione interna di Milano.

Fece costruire diversi monumenti, il circo e le terme, ma poche tracce sono sopravvissute ad oggi del periodo romano e ancor meno di quello precedente. Dell’antico circo rimangono solo alcune pietre e una torre trasformata in campanile che si trovano, appunto, in Via Circo.

Dell’epoca  romana resta la testimonianza più esaustiva  e riconoscibile nelle sedici colonne poste di fronte alla Basilica di San Lorenzo nei pressi di Via Circo. La permanenza a Milano di Massimiano corrisponde ad un momento cruciale nella vita della città e all’interno delle terre conquistate dai Romani.

Colonne di S.Lorenzo

Infatti, intorno al 300 si diffonde a Milano il culto cristiano che vide poi nelle figure di S.Agostino e S. Ambrogio due celebri protagonisti. Pochi anni dopo il periodo di Massimiano in città, l’editto di Milano sancito nel 313 intendeva abolire le persecuzioni contro i cristiani. Proprio ad un cristiano perseguitato, Nazaro,  ai martiri e apostoli caduti per la causa religiosa Ambrogio volle fondare una basilica sulla strada per Roma, il futuro Corso di Porta Romana.

I lavori per la costruzione della Basilica di S. Nazaro o dei Santi Apostoli iniziarono nel  382 e la leggenda vuole che il corpo decapitato di S. Nazaro venisse successivamente posto nell’abside dopo essere stato rinvenuto quasi integro. Tale condizione era probabilmente dovuta al fatto che ai tempi del suo martirio , il 304, i primi cristiani utilizzavano ancora rituali pagani per la conservazione dei defunti.

Gladiatori, mosaico

Alla basilica sono legate altre leggende e antefatti. La più misteriosa o semplicemente fantasiosa è quella riportata da Carlo Torre, canonico nel ‘600, il quale una mattina presto aprendo la chiesa, allora  in fase di restauro e quindi immersa nella polvere, trovò sulle panche numerose impronte di ossa sparse come se fossero state appoggiate sulla polvere. Non riuscendo a dare  una spiegazione plausibile al fatto,  fu considerata come la  testimonianza  di una danza macabra avvenuta nella notte.

Lo stesso Carlo Torre parla dei resti di un drago ritrovato durante gli scavi davanti alla basilica, ma che oggi si direbbero appartenere ad un alligatore utilizzato nelle lotte con i gladiatori che si tenevano nel circo. Nel Brolo (o Broglio) zona boscosa davanti alla chiesa, esisteva infatti una prigione per gladiatori con il relativo serraglio di bestie feroci che venivano utilizzate negli spettacoli.

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Basilica di S. Nazaro o dei Santi  Apostoli

Milano – Belloveso e Piazza Mercanti (2)

Celti

Era il 6° sec. A. C. quando il celtico Belloveso discese nell’odierna Pianura Padana, trovandovi un’altra popolazione già insediata, gli Insubri che vivevano in villaggi sparsi. Belloveso decise allora di fondare una città affinchè la sua gente, in cerca di nuovi territori, potesse risiedervi. Gli apparve una scrofa, per metà ricoperta di lana, o meglio “mediamente lanuta” si potrebbe dire, ad indicare il luogo della futura “Mediolanum”. Questo racconta la leggenda, ma sarebbe riduttivo pensare che prima dei Celti, Milano fosse solo un insieme di capanne. La città, raccontano le cronache del tempo, era già agli albori riconosciuta come “capitale dell’Insubria”, posta tra le vicine terre etrusche e l’attuale Canton Ticino. Quando arrivò Belloveso, erano già presenti le prime opere di canalizzazione delle abbondanti acque che offriva il terreno, forse realizzate con l’aiuto degli stessi Etruschi. Non è da escludere che il primo insediamento si fosse creato proprio accanto a un fiume, perchè nei tempi antichi questa era la prassi.

Quel luogo, se non fosse stato per il significato mistico della scrofa, sarebbe apparso a Belloveso come un qualsiasi acquitrino, né più né meno come altre zone paludose lasciate incolte che si possono ancora incontrare nella pianura.

Acquitrino in Val Padana

Il rilievo di una scrofa semilanuta fu ritrovato nel 1223 nell’attuale Piazza Mercanti, a due passi dal Duomo e oggi combatte contro le polvere sottili e altre particelle inquinanti per poter  sopravvivere in ricordo di Belloveso in cima  alla seconda arcata del Palazzo della Ragione, in Piazza Mercanti.

La scrofa semilanuta ritrovata nel 1223

Una piazza  che dal 1200 al 1800 rappresentò il centro economico, commerciale e amministrativo della città, chiamata un tempo Broletto nuovo, da “brolo” che indicava la zona vicina ad una chiesa e “nuovo” per distinguerlo dal vecchio Broletto, situato accanto all’Arcivescovado, su un lato di Piazza Duomo.

La creazione dell’attuale Piazza Mercanti, anticamente più ampia e porticata, testimonia l’avanzare del ceto medio del tempo costituito da mercanti, artigiani e produttori. Allo stesso tempo nasceva l’esigenza di regolare le cause civili e penali di una città che nel 13° secolo contava 100.000 abitanti, con una vita commerciale sempre più dinamica.

Piazza Mercanti

La lavorazione dei metalli e la produzione delle armi, tipiche nella Milano di allora, apprezzate in Italia e in Europa andavano sviluppandosi sempre di  più e in queste tradizioni sono da ritrovare le origini dei nomi di vie adiacenti Piazza Mercanti, come via Spadari, Via Orefici, Via Armorari e Via Speronari.

A dimostrazione del ruolo nevralgico della piazza nella Milano di un tempo, si affacciano alcuni edifici che hanno scritto pagine fondamentali nella storia della città:

Loggia degli Osii

Il Palazzo delle Scuole Palatine  e la Loggia degli Osii, provvista di un balconcino successivamente decorato con gli stemmi sforzeschi, da cui i magistrati annunciavano sentenze, editti e arringavano la folla. Al centro della piazza, oltre al pozzo seicentesco, era posta la pietra dei falliti, costituita da un blocco di pietra su cui i fraudolenti erano esposti alla pubblica vergogna. Diritto, matematica, medicina ed eloquenza venivano insegnati presso il Palazzo delle Scuole Palatine, una sorta di moderna “Università Bocconi”. Carlo Maria Maggi, insegnante di greco e latino, nonchè segretario del senato milanese e scrittore è immortalato in un suo busto all’interno del portico.

Palazzo della Ragione

Il Palazzo della Ragione, posto al centro della piazza era il luogo dove i giudici “rendevano ragione”  delle cause più disparate nella grande sala delle adunanze, lunga 50 mt e larga 18, posta sopra ai grandi archi. Ai lati del palazzo e sotto i portici si allineavano i banchi dei mercanti, dei notai e dei banchieri.

Il Palazzo dei Giureconsulti, costruito nel 1561 si presenta in stile completamente diverso e anche quì si insegnava diritto e magistratura.

Sulla piazza i rintocchi della campana di Napo Torriani originaria del 1272 annunciavano il rogo di un eretico o il coprifuoco.          Continua ……..

Palazzo dei Giureconsulti e la torre di Napo Torriani

Dai Celti ai grattacieli

Milano – Introduzione (1)

Milano, tra campagna e cemento

Una città mordi e fuggi, dove si arriva per precipitarsi nelle vie della moda e portarsi a casa un capo firmato come souvenir. Una città piuttosto costosa, se vuoi starci da turista per qualche giorno, perché a differenza di altre capitali europee, ancora non può contare su una fitta rete di bed & breakfast e ostelli.

Geometrie urbane

Una città con pochi fiori sui balconi, sulle terrazze e nelle vie del centro.

Una bella addormentata che ancora non ha svelato pienamente le sue vere attrattive, i ricordi, le storie e le leggende, lasciandole sopite senza valorizzarle pienamente, senza farle conoscere davvero con i suoi giardini e i cortili di un’altra epoca, ormai nascosti da solidi portoni perennemente chiusi.

A suo modo, una città d’acqua che era riuscita a sopperire alla mancanza di un porto e uno sbocco fluviale, permeata dal sottile umorismo della gente che riempiva le sue strade nei secoli  e decenni passati.

All’ombra dei cipressi a 20 minuti dal centro

Una città potenzialmente dinamica e ricca di aneddoti, dove quasi ogni angolo ha qualcosa da raccontare e attende ancora di farsi conoscere.

Una città che sa ancora regalare scorci  di un passato non troppo lontano, ma vicinissimi al centro che se non si conoscono pare impossibile crederli a soli 20 minuti da Piazza Duomo.

Questa è la Milano di oggi, ma una volta com’era?          Continua …….

Come nell’800

Milano, scorcio in periferia

Milano, scorcio in periferia

Torre Velasca (anni '50)

Torre Velasca (Progetto anni ’50)

S. Bernardino alle Ossa

S. Bernardino alle Ossa (13° sec.), da sempre conserva un inquietante interno

San Celso, meglio nota come chiesa degli sposi

San Celso, meglio nota come chiesa degli sposi