I cento anni della Callas

Una voce formidabile, venuta alla luce già nell’infanzia, ascoltando e cantando sulle note di Rosa Ponselle, soprano classe 1897, e di tre canarini.

Una personalità complessa, condizionata dal rifiuto da parte della madre che desiderava un figlio maschio. La costante propensione materna a usare lei, Cecilia Sophia Anna Maria Kalegeròpulos in arte Maria Callas, al fine di perseguire i propri interessi, sfruttando la “gallina dalle uova d’oro” sin dalla sua tenera età.

Un grande senso di rivalsa, inseguendo e ottenendo il successo, non solo in campo artistico ma anche nel possesso di quei beni simboli e stile di vita comunemente identificati con l’ascesa nella scala sociale; gioielli, tanti, preziosissimi e appariscenti, elegantissimi e sfarzosi abiti di alta moda, frequentazioni da jet set, un matrimonio con un uomo facoltoso, interrotto per diventare l’amante di un ricco e avventuriero armatore che poi la lascerà per un’altra donna. Tutti elementi che non mancherebbero nella più classica delle opere teatrali cantate e musicate.

Una forte volontà e abnegazione nell’apprendere e progredire nel bel canto.

Ma soprattutto un grande bisogno di amore, mai realmente appagato, che colmasse l’ancestrale vuoto affettivo che l’aveva accolta dalla nascita.

Questa, in sintesi, la panoramica su Maria Callas, di cui ricorre il centenario della nascita il 2 Dicembre di quest’anno.

Indimenticabile soprano, passata alla storia come La Divina, che riuscì a fare della sua voce lo strumento di immersione totale nell’arte della musica e dei virtuosismi vocali.

Dante settecento anni dopo

C’erano una volta i guelfi e i ghibellini, i primi dalla parte del papato, gli altri dalla parte dell’imperatore.

Ma poi i guelfi si divisero in bianchi e neri, i primi vedevano sempre meno di buon occhio l’ingerenza del papato nella vita politica, però non erano proprio come i ghibellini, i neri invece tolleravano per interesse l’incondizionato controllo papale nella politica e nell’economia.

Questo era lo scenario nel quale Dante Alighieri nacque, visse, peregrinò e morì da esiliato.

Castello di Poppi, Casentino

E proprio l’esilio fu la molla che fece scattare la stesura della Comedia, poi ribattezzata Divina Commedia da Boccaccio.

Quel titolo, un po’ salvava  l’opera e il suo autore da quell’alone di eresia, più politica che religiosa a dire il vero, ma che non evitò il rogo delle sue precedenti opere, una volta che i guelfi neri si ripresero Firenze.

E al rogo ci sarebbe finito anche lui se fosse rientrato a Firenze, tornando da Roma dove Papa Bonifacio VIII apposta lo aveva trattenuto più del necessario.

All’inizio si erano inventati un’ammenda da pagare, oltre a varie confische e altri capi di accusa, per “redimere” l’avversario, che si guardò bene di onorare la prima, e di sottoporsi al processo per le seconde.

Forse, oltre ad essere un guelfo bianco, Dante stava sulle scatole a molti anche per la sua appartenenza ai Fedeli d’Amore, confraternita che si riuniva in segreto, in opposizione alla corruzione della Chiesa, utilizzando un linguaggio criptico comprensibile solo agli adepti, nel quale “piangere” significava “scappare” ad esempio.

All’inizio del suo esilio Dante cercò ospitalità non troppo lontano da casa, a Pistoia, in Lunigiana e nel Casentino.  

Con gli altri guelfi bianchi esiliati si unì anche ai ghibellini, nella speranza di poter tornare presto a casa, ma fu tutto vano.

A un certo punto, Dante decise di continuare a fare l’esiliato per conto suo, buttandosi a capofitto nella sua Comedia.

Nella notte tra il 13 e il 14 settembre 1321, di ritorno da Venezia dove si era recato nel ruolo di ambasciatore,  morì a 56 anni  in preda a una febbre malarica.

Dopo settecento anni ancora lo si ricorda,  e si capisce il perché.

Basta leggere o rileggere la sua Comedia, tragicamente o beffardamente sempre attuale.

Anche dopo sette secoli, o giù di lì.

Quando lo Stretto di Bering era un ponte di terra

Beringia

Se i primi ominidi della specie Homo habilis apparvero circa 2 milioni di anni fa nel continente africano, esattamente nell’attuale regione dell’Etiopia e della Somalia, 10 o 20 millenni potrebbero sembrare poca cosa.

10.000 o 20.000 anni, invece, sono delle belle cifre che mettono in gioco le sorti e i destini di svariati protagonisti, paesaggi e ambienti, a seconda della latitudine e della zona geografica di appartenenza.

È il caso della Beringia, ad esempio, un’ampia distesa di terra  che all’apice dell’ultimo periodo glaciale  nel continente americano (circa 40.000 anni fa) si estendeva in larghezza per quasi 2.000  km, unendo Alaska e Siberia, oggi separate dallo Stretto di Bering.

Si stima che questo immenso ponte di terra, detto anche pianura di Bering, sia stato attraversato  tra 40.000 e 20.000 anni fa da svariati flussi migratori di popolazioni provenienti dalla Siberia che si insediarono nell’attuale Alaska.  

Da lì non uscirono fino alla fine del periodo glaciale, intorno a 10.000 anni fa, quando i ghiacciai iniziarono a ritirarsi e a liberare enormi quantità di acqua, sommergendo le terre prima disponibili. Gli Amerindi si divisero allora in due gruppi. Una parte si disperse per tutto il Nord America, mentre l’altro gruppo discese nell’America centrale e meridionale.

Ultimo periodo glacialeUltima era glaciale

Questo è ciò che racconta il DNA degli attuali discendenti dei primi nativi americani, comparato con quello dei pochi resti dei loro antenati, pervenuti dalla notte dei tempi.

La ricerca scarterebbe l’ipotesi che alcuni Solutreani, popolazione primitiva che popolava Francia e Spagna tra 30.000 e 10.000 anni fa, avessero costeggiato a bordo di fragili imbarcazioni la calotta di ghiaccio che ricopriva l’Oceano Atlantico settentrionale, unendo l’Europa al continente americano.

Di fasi glaciali, il pianeta terra ne ha vissute diverse, con temperature che non furono mai costantemente gelide dopo il picco massimo di freddo. Si alternavano, infatti, lassi di tempo più o meno lunghi, nell’ordine di alcuni secoli, con un clima più mite.

La curiosità è che ad ogni periodo glaciale precede un innalzamento delle temperature, con estati più calde che fanno evaporare gli oceani, provocando piogge abbondanti che ad alta quota si trasformano in neve, a beneficio dei ghiacciai esistenti.

Tra le molteplici cause di questi fenomeni ciclici vi sarebbero anche le variazioni dell’orbita e dell’inclinazione dell’asse terrestre, che modificano l’irradiazione della luce solare sulla terra. Una vecchia tradizione terrestre, con cui l’essere umano ha sempre dovuto fare, e deve fare soprattutto oggi, i conti per la sua sopravvivenza.

L’Italia nell’ultimo periodo glaciale

Se il ghiaccio avanza, il mare si ritira e lascia libere le terre prima sommerse. Se il ghiaccio si ritira, il mare si alza, sommergendo le terre prima disponibili. L’Italia stessa, nell’ultimo periodo glaciale, era molto più larga e tozza, con ampie strisce di terra al posto degli attuali litorali, isole inglobate tra loro o alla terraferma. A differenza di altre zone più a nord, il clima non era così proibitivo, permettendo l’esistenza di una ricca fauna e foreste lussureggianti che ricoprivano gran parte del territorio, invogliando le popolazioni di passaggio a rimanervi, almeno fino alla fine dell’ultimo periodo glaciale. Fino a 12.000 – 11.000 anni fa, epoca che corrisponde a quel periodo, la stragrande maggioranza degli italiani di allora aveva, infatti, la carnagione più scura, ereditata da migrazioni di popoli  provenienti dall’est Europa. Una parte di essi si spostò di nuovo verso il centro e il nord  Europa quando i ghiacciai iniziarono a ritirarsi. Altri flussi migratori provenienti dal Medio Oriente entrarono dall’Italia meridionale, lasciandoci in eredità la loro carnagione più chiara.

In ricordo…

Milano 2018 e Frida Kahlo

Frida Kahlo a Milano

Ormai, non manca molto alla fine del 2018 e, inevitabilmente, si avvicina il momento di fare bilanci e resoconti.

Ripensando ai personaggi che hanno popolato maggiormente la scena milanese nel corso di quest’anno, per esempio, spicca senz’altro la figura dell’artista messicana Frida Kahlo.

L’inizio degli eventi a lei dedicati era stato annunciato dall’esposizione delle sue opere al Mudec (Museo delle culture di Milano), conclusasi a giugno.

Intorno a questa mostra che ha ospitato tutte le opere dell’artista messicana esposte al Museo Dolores Olmedo di Città del Messico e alla Jacques and Natasha Gelman Collection, si è svolta una girandola di eventi e manifestazioni varie in giro per la città.

Forse, la manifestazione più spettacolare, rimasta impressa nella mente di chi ha potuto partecipare, è stata  la proiezione di gigantesche slide dei quadri dell’artista sulle facciate dei palazzi nella periferia milanese.

Con musica messicana a tema in sottofondo, giochi di luci e ombre ed eventi correlati alle varie serate, il  tributo alla grande artista messicana, dalla sofferta vita privata e la fervida creatività, non ha avuto eguali nella storia artistica e culturale della città, caratterizzando il 2018.

In molti si augurano che, oltre alla grande Frida Kahlo, altri personaggi molto amati e popolari in ambito artistico, verranno celebrati nel prossimo futuro con eventi ugualmente spettacolari.

Milan 2018 and Frida Kahlo

By the end of the year coming soon, the time for evaluating and summing up what 2018 has taken along is inevitably here.

If one thinks of the characters who have been mostly celebrated in Milan in 2018, for example, Mexican artist Frida Kahlo undoubtedly stands out.

The beginning of the events dedicated to her was announced by the exhibition of her works at the Mudec (Museum of Cultures of Milan), which ended in June.

In the wake of this exhibition hosting all the works of the Mexican artist shown at the Museo Dolores Olmedo in Mexico City and at the Jacques and Natasha Gelman Collection, various events and happenings took place around the city.

Perhaps, the most spectacular event that mainly caught the imagination of those who were present, was the screening of giant slides showing the artist’s paintings on the building facades in Milan suburbs.

In the background, Mexican theme music, plays of lights and shadows as well as related entertainment occasions like buffets and social gatherings did the rest.

The tribute to the great Mexican artist had no equal in the city’s artistic and cultural life, thus featuring 2018 in Milan.

Many people hope that after the great celebration of Frida Kahlo, whose life was marked by unfortunate events along with great creativity, other beloved and popular artists will be celebrated with equally spectacular events in the near future.

Autunno e foliage

Autunno e foliage

A qualcuno, l’autunno, proprio non piace. Così in sentore del gelo invernale, delle giornate cupe, brevi e piovose. Ad altri, invece,  rivitalizza lo spirito ed entusiasma, con le giornate torride e afose, il sole cocente finalmente alle spalle.

Le temperature più fresche o la pioggia, magari accompagnata dal vento, non intimoriscono né demoralizzano gli aficionados dell’autunno, che escono imperterriti a farsi un giro nell’aria un po’ più pulita di città, in campagna o in un bosco.

Amano riempirsi gli occhi delle tonalità create da madre natura in raffinate gradazioni, che solo un provetto pittore riuscirebbe a realizzare.

Non a caso, l’autunno è la stagione delle sfumature, dentro e fuori le persone. Tutto sembra rallentare, evidenziando i dettagli,  forse per non lasciarsi sfuggire l’occasione di raccogliere qualcosa: un ricordo dell’estate, ormai finita, ma non troppo lontana, oppure qualcosa di nuovo in cui gettarsi a capofitto. Se ne intuisce un inizio, che inevitabilmente segue alla fine di qualcosa di precedente.

Così, l’autunno porta in sé diversi significati: è la caduta per gli inglesi, richiama al raccolto per chi mastica il tedesco, i giapponesi gli dedicano grandi festeggiamenti, mentre l’etimologia latina ne sottolinea l’aspetto di arricchimento e sazietà.

In effetti, basta pensare ai fichi, ai cachi, all’uva e alle castagne, per citare i più nutrienti e comuni tra i nostri prodotti autunnali.

Insomma, paese che vai, sfumature che trovi.

 

 

Autumn and foliage

Definitely, someone doesn’t like autumn, considering it a herald of dark, short and rainy days, with winter frost at the end of the season. On the contrary, autumn makes others feel more lively, with hot and sultry days in the scorching sun finally behind.

The latest ones don’t scare either lower temperatures or rain and wind, so they don’t give up taking a walk or bike  ride in the cleaner air of the city, in the countryside or in a wood. They love to fill their eyes with the shades created by mother nature with such  delicate nuances that only a skilled painter would be able to paint.

Not for nothing, autumn is the season of shades, inside and outside the people. Everything seems to slow down, while details highlight along the way, perhaps not to miss the opportunity to collect something: a memory of the summer which is now over, but not yet completely forgotten, or something new in which people want to throw themselves headlong. One can sense a beginning, which inevitably follows at the end of something else just behind.

Thus, autumn may suggest different meanings: it’s the “ fall” for the British, and recalls the harvest for those who deal with German. The Japanese dedicate great celebrations to autumn, while the Latin etymology of the word “autumn” underlines its aspect of fullness and satiety.

Just think of figs, persimmons, grapes and chestnuts, to mention only a few among our most nutritious and common autumn fruit.

In short, every country has its own shades, even in their words.

Charlot in TV? No, al museo!

Chaplin's World, Svizzera

Chaplin’s World, Svizzera

A Corsier-sur-Vevey, nella Svizzera francese, esiste un museo molto particolare. Allestita nella villa dove Charlie Chaplin si era ritirato a causa delle misure maccartiste che gli impedivano di ritornare negli Stati Uniti, l’area museale si può considerare a tutti gli effetti viva e vivace.

Al posto di ricordi polverosi dei tempi che furono,  l’attore e personaggio Chaplin – Charlot rivive in modo interessante, interattivo e  ancora divertente per piccoli e adulti.

Manoir de Ban, l’elegante residenza in cui l’attore ha vissuto dal 1953 al 1977, anno della sua scomparsa, è una bella villa di famiglia circondata da molto verde; la location ideale per un museo vivente.

Da Fellini a Benigni, da Woody Allen a Chaplin stesso in più versioni, oltre trenta statue di cera contribuiscono a far sembrare l’intera esposizione più un palcoscenico in movimento che una galleria di malinconiche testimonianze sul suo personaggio e il mondo del cinema.

Unico attore sopravvissuto all’avvento del sonoro, che ostinatamente continuò a fare del suo mutismo espressivo un cavallo vincente della battaglia contro i “tempi moderni”, Charlie Chaplin rivive ancora nei suoi film proiettati nella sala cinematografica, allestita nel museo.

Dopo una lunga gestazione durata sedici anni, il Chaplin’s World ha aperto i battenti al pubblico solo da circa un paio d’anni e si può prevedere che il numero dei visitatori sia destinato ad aumentare, man mano che il tempo passa.

Se telefonando…

Antonio Meucci

Antonio Meucci

Quest’anno ricorre il duecentodecimo anniversario della nascita di Antonio Meucci, al quale si deve l’invenzione del telefono. Toscano di origini, emigrò prima  a Cuba e poi negli Stati uniti, dove nel 1854 ideò il primo telefono casalingo, per comunicare con la moglia ammalata, senza dover spostarsi per casa.

Da casa nasce cosa, si potrebbe arguire, perché in seguito le vicende si sono aggrovigliate parecchio. A partire dal brevetto che Meucci faticò non poco ad ottenere, in primis per ragioni economiche,  che lo costrinsero ad aspettare fino al 1871. Ma come tutti i geni incompresi, una volta ottenuto il brevetto, non fu apprezzato per l’ingegnosa invenzione, e i diritti del brevetto decaderro, sempre per motivi economici del Meucci, che ne impedirono il rinnovo.

Ci pensò un americano, pare, un certo A.G. Bell che sbirciando tra le carte dello sfortunato Meucci,  nel 1876 gli copiò l’idea e ne ottenne subito il brevetto, disponendo di ben più larghe finanze.  Finita in tribunale la vicenda,  si salvò poi la faccia nel dire che il suo era di tipo elettrico e non meccanico, come quello dell’italiano, così vinse la battaglia legale.

Ma un altro personaggio si era già affacciato sulla scena del giallo telefonico: il valdostano Innocenzo Manzetti che nel 1865, quindi dopo Meucci, sorprese tutti con un telefono bello che pronto e, però, anche questo sprovvisto di brevetto.

Quindi, alla fine della storia sulla nascita del telefono, l’ha comunque vinta l’americano, l’unico dei tre a procurarsi subito il brevetto, consapevole del fatto che senza quello, non esiste altro inventore né invenzione che tenga.

Conosci tu il paese dove tosano le vigogne? Sì, la Pampa Galeras!

Vigogna nella Pampa Galeras, Perù

Inizia così, questo scritto, parafrasando il celebre poeta e scrittore Wolfgang Goethe che dell’Italia ha immortalato l’immagine del paese con il canto che esordisce con la famosa introduzione: Conosci tu il paese dove fioriscono i limoni? Brillano tra le foglie cupe le arance d’oro, una brezza lieve dal cielo azzurro spira, il mirto è immobile, alto è l’alloro ecc.. , ma perché mai?

Perché alla fine, ogni paese e molti luoghi nel mondo sono caratterizzati da qualcosa di tipicamente autoctono, qualcosa che entra nell’immaginario collettivo, ma non solo, aggiunge qualche informazione in più a ciò che, in parte, già si sapeva.

Carretera Survival, all'inizio della Pampa Galeras

Entrando nella Pampa Galeras

Pensando al Perù per esempio, e nello specifico alla riserva naturale di Pampa Galeras si può apprendere che la vigogna non è solo un tessuto pregiato, quasi più del cashemere,  o una lana molto costosa che può arrivare al prezzo esorbitante di 400 euro al kg, ma anche, anzi soprattutto, un animale.

Un animale che ha rischiato l’estinzione e il motivo salta subito all’occhio, ma che ora è protetto.

Alla vigogna, elemento fondamentale della tradizione millenaria del Perù e dei popoli andini in generale, è dedicato l’evento annuale del Chaccu, la tosatura in massa che si svolge da aprile a novembre, ma nella riserva di Pampa Galeras solo alla fine di maggio o all’inizio di giugno.

Chaccu

La cattura e la tosatura della vigogna, considerato animale sacro in antichità, ritrova le sue radici nel rituale ancestrale che gli Incas dedicavano alla madre terra.

Potendo chiedere oggi alle vigogne catturate cosa ne pensano del Chaccu, forse risponderebbero che per loro, effettivamente, è una scocciatura e causa di stress, ma è pur sempre  il male minore di fronte al pericolo di essere comunque tosate, dopo essere state soppresse…

Per tutte queste ragioni, la vigogna può diventare l’occasione di un viaggio a tema, come il foliage nel Vermont o la fioritura dei ciliegi in Giappone.

Reggia di Venaria Reale: Il più grande orto-giardino d’Italia

Locandina 2016

“Fatevi la corte” recita il titolo accattivante che si presta a più di un’interpretazione per introdurre le molteplici iniziative della stagione primavera-estate 2016 alla Reggia di Venaria Reale.

Riaperta al pubblico il 29 marzo, dopo la stagione invernale, la Reggia ospita l’orto giardino, o per usare un termine più aristocratico, il Potager Royal più grande d’Italia.

Orto-giardino a Venaria Reale

Orto-giardino a Venaria Reale

Su circa 100.000 metri quadrati crescono nei frutteti 1700 alberi e negli orti, specie uguali a quelle coltivate nel 1600 e 1700.

Si estendono alle loro spalle i grandi giardini con le fioriture stagionali, recuperati in parte dall’ex piazza d’armi voluta da Napoleone

Tra la mostra dedicata al made-in Italy di tutte le epoche, la mostra multimediale nella Regia Scuderia e quella fotografica nella Citroniera non resterà che concedersi una sosta  nei ristoranti e nelle caffetterie della Reggia.

La Freccia di DIana

La Freccia di Diana

Certo, rimarrà sempre l’imbarazzo della scelta nel modo in cui  godersi l’orto-giardino di corte. Salire a bordo della Freccia di Diana, sulla carrozza a cavallo o sulla gondola per un breve tragitto nelle acque della peschiera?

A voi la scelta.

Leggi anche La bella Italia in mostra alla Reggia di Venaria Reale

 

Voci precedenti più vecchie