L’Etna, ‘a muntagna

etna-eruzione1766

L’Etna nevoso, colonna del cielo

d’acuto gelo perenne nutrice;

mugghiano dai suoi recessi

fonti purissime d’orrido fuoco,

fiumi nel giorno riservano

corrente fulva di fumo

e nella notte rotola

rocce portando alla discesa

profonda del mare, con fragore.

Pindaro – 470 a.C.

Cineteca: I Ragazzi del Coro

Nella terra di mezzo tra la scuola normale e il riformatorio, si trova l’istituto di rieducazione per ragazzi difficili “Fondo dello Stagno”.

Non solo dal nome nefasto della scuola, il nuovo sorvegliante presagisce il peggio fin dal momento in cui varca la soglia. Non più giovane e ancora precario, dovrà sostituire il precedente collega che lascia il posto vacante, mostrandogli il braccio con i punti di sutura causati da una forbiciata, evidentemente inferta da qualche scolaro.

“Zucca pelata” sarà l’appellativo più gentile che verrà appioppato al sorvegliante dai ragazzi. Tra di loro c’è una gran varietà di temperamenti; il malinconico, il ladruncolo, l’arrabbiato con la faccia d’angelo che parla poco, ma si vendica in silenzio, il bullo irrecuperabile, che alla fine appiccherà il fuoco all’istituto, anche per vendicarsi di un’ingiusta accusa di furto.

“Azione, reazione” non è solo una legge della dinamica, ma anche il ferreo e brutale principio educativo messo in atto dall’inflessibile direttore, che poi è anche insegnante di varie materie.

Il nuovo sorvegliante, ex insegnante di musica, riuscirà a farsi accettare, valorizzando i ragazzi attraverso le loro voci e formando un coro.

Ostacolato dal direttore, che a un certo punto però si farà vanto di aver creato lui per ingraziarsi una nobile locale, il coro alla fine si dissolverà, il sorvegliante-musicista verrà licenziato e così anche il direttore, a causa dei suoi metodi brutali.

Ma faccia d’angelo si salverà e continuerà gli studi al conservatorio.

É a lui, maturo e celebre direttore d’orchestra, che una sera piovosa, si presenta l’ormai cresciuto bambino malinconico per consegnarli il diario che il sorvegliante aveva scritto sul “Fondo dello Stagno”. Un legame speciale aveva legato il piccolino triste all’insegnante di musica, il quale andandosene dall’istituto aveva deciso di occuparsi di lui, orfano di entrambi i genitori.

Per la produzione del film, ispirato a una vecchia pellicola del 1945 “La Gabbia degli Usignoli”, è stato fondamentale il contributo dei Piccoli Cantori del collegio Saint-Marc di Lione. La corale, dissoltasi nel 2019 per difficoltà finanziarie ha poi continuato la sua attività sotto il nome di “Accademia musicale di Saint-Marc”, aprendo i corsi di canto anche ai non iscritti al collegio.

Plumcake all’anice, soffice come una nuvola

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Plumcake all’anice

Al profumo di anice, questo plumcake è leggero, delicato e ben si adatta a colazione o, perché no, accompagnato da una tazza di orzo e caffè, tè ecc. per una cena frugale.

Come sempre, il contenuto zuccherino è minimo. Non contiene né uova né burro, ma solo poco olio di semi. Ingrediente fondamentale sono i semi di anice che vengono tritati finissimi con la mezzaluna, fino a ridurli in una polvere sottile.

Ingredienti:

250 gr circa di farine miste, adatte alla lievitazione (qui, 150 gr di farina di farro bio + 80 gr di farina integrale di grano tenero)

20 gr di semi di anice, tritati finissimi

20 gr di olio di semi di girasole

1 bustina di cremor tartaro

1 cucchiaino scarso di bicarbonato (se usato in eccesso, il bicarbonato conferisce un gusto amaro al risultato finale della ricetta)

xilitolo naturale di betulla (qui 30 gr nell’impasto)

acqua q.b.

Preparazione

Unire alle farine gli ingredienti secchi, ultimando con l’olio di semi. Mescolare bene e aggiungere poca acqua alla volta, fino ad ottenere una consistenza densa e cremosa. Più l’impasto viene lavorato con cura, più incorpora aria e maggiormente risulterà morbido a fine cottura.

Rivestire uno stampo per plumcake con carta da forno inumidita, strizzata e unta con un velo di olio di semi.

Cuocere per circa un’ora a temperatura massima, se in forno a gas.

A fine cottura, lasciare il plumcake per alcuni minuti nel forno spento.

Prima di servire, cospargere la superficie con altro xilitolo.

Una crostata per tutti i giorni, leggera come una piuma

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Crostata con crema al cacao e grano saraceno

Ciò che contraddistingue questa crostata è la leggerezza.

La farcitura è realizzata con il grano saraceno, che una volta ben cotto e scolato può sostituire i classici ripieni, ben più pesanti.

ll sapore neutro di questo cereale-non-cereale lo rende facilmente abbinabile ad altri più intensi, ad esempio il cacao amaro.

Ingredienti e preparazione della base:

Unire i seguenti ingredienti: 100 gr di farina di farro bio – 50 gr di farina integrale di grano tenero – 20 gr di olio di semi di girasole – 1 mela grattugiata -15 gr di xilitolo naturale di betulla, pochissima acqua. Creare un panetto che verrà avvolto nella pellicola trasparente e posto in frigo.

Ingredienti e preparazione della crema:

80 gr di grano saraceno, ben cotto e scolato – 50 gr di cacao amaro – 15 gr di olio di semi di girasole – 20 gr di xilitolo –

10 gr di marmellata di arance da utilizzare alla fine della ricetta.

Lavorare bene gli ingredienti, fino ad ottenere una crema omogenea. Lasciarla così com’è o passarla al mixer.

Separare il panetto in una parte da stendere il più sottile possibile tra due fogli di carta da forno leggermente unti con olio di semi, e un’altra piccola parte per i listelli.

Adagiare nella teglia la base con la carta da forno. Riempire con la crema e ultimare, cospargendo con la marmellata.

Rifinire con i listelli di pasta e richiudere i bordi.

Cuocere secondo il proprio forno. Se a gas, per circa un’ora al massimo della tempersatura.

A cottura ultimata, lasciare riposare alcune ore prima di servire.

Cineteca: Non ci resta che piangere

Ci sono film così, con la trama che si sa a memoria da quante volte li si guarda.

Lo stesso, ogni volta si ride, come la prima volta che l’hanno dato in sala.

“Non ci resta che piangere” è uno di questi, consegnando alla storia del cinema una coppia di mattatori, al tempo stesso attori e registi del film.

L’abbinamento di Benigni con l’indimenticabile Massimo Troisi non poteva essere meglio azzeccato in questa storia originale, resa ancora più unica dalla bravura e la verve dei due protagonisti principali.

Fermi a un passaggio a livello, i due amici-colleghi di scuola – Benigni (Saverio) insegna e Troisi (Mario) fa il bidello – prendono una strada secondaria che porta magicamente e tragicamente nel 1400 – quasi 1500 – nella località di “Frittole”.

Da qui, i due iniziano un viaggio nel tempo, tra gli anatemi del Savonarola, all’incontro, in Francia, con Leonardo che si rivelerà un deludente “zuccone”.

Il viaggio nel tempo e nello spazio continua, nel tentativo di arrivare in Spagna per impedire a Cristoforo Colombo di imbarcarsi e scoprire l’America.

Motivo principale del concitato viaggio per raggiungere Colombo prima della sua partenza, è l’ex fidanzato americano della sorella depressa di Benigni che l’ha lasciata e la fa soffrire. Se l’America non fosse stata scoperta, sua sorella non l’avrebbe mai conosciuto…

Link del film completo: https://www.youtube.com/watch?v=PJ_LCcoathc

Cineteca: il Silenzio del Mare

Mentre la Francia viene occupata dalle truppe tedesche, Jeanne e il nonno sono costretti a ospitare un giovane ufficiale tedesco.

Da usurpati e sottomessi, decidono di attuare la resistenza del silenzio nei confronti dell’occupante.

La loro casa di campagna si trova in prossimità del mare e il silenzio è anche quello della natura, che può ispirare i migliori sentimenti anche a chi sembra non possederne.

Galeotto sarà il pianoforte, mediante il quale due mondi agli antipodi entreranno in contatto.

Le note sostituiscono le parole mentre affiorano le emozioni.

L’occupante si dimostrerà rispettoso nei confronti di chi lo sta alloggiando, ma anche fragile nel suo ubbidire a un dovere dettato dalla tradizione di famiglia, dal solito senso di dovere del belligerante.

Se sia mai esistita una storia così, non è dato di sapere ai più.

Ognuno nel suo piccolo, ha ricordi ben diversi, anche solo dai racconti di famigliari e parenti che il periodo del film ha avuto la sfortuna di vivere.

Ma tant’è; il film sonda in modo molto efficacie e poetico l’insondabile, l’ineluttabile e l’inspiegabile del sentire umano, al di là di ogni schema e logica di guerra.

Cineteca: The Presence

Sull’onda della più moderna tendenza “off-the-grid”, letteralmente “fuori dalla rete” (senza luce né acqua corrente) che attira sempre più persone a scegliere di vivere isolati nella natura, una scrittrice si rifugia da sola nella casa dei nonni per dedicarsi al suo lavoro e ritrovare se stessa.

Se non fosse per la “toilette” che si trova all’esterno, in mezzo agli alberi, la sistemazione non sarebbe poi male, in confronto a molte altre realmente spartane in cui vivono i veri appassionati del vivere fuori mano e con pochi mezzi.

Il film è ambientato nell’incantevole Mount Hood National Forest, in Oregon, ma la selvaggia amenità del luogo fa presagire l’arcano già dai primi fotogrammi.

Infatti, oltre alla scrittrice, raggiunta in un secondo tempo dal fidanzato, abitano la vecchia casa invisibili soggetti.

Chi è tendenzialmente innocuo, chi è cattivo e semina zizzania, chi fa da giustiziere.

Insomma, dietro lo scorrere lento della trama, non mancano momenti di brivido e suspense.

Si intrecciano ai ricordi della scrittrice, brutte storie di famiglia e incertezze personali.

E se la storia della coppia fa un po’ acqua, compensano le inquadrature del paesaggio, l’assenza di effetti speciali che rendono l’immancabile brivido di paura quasi reale.

Non accolto favorevolmente dalla critica, seppur non manchino gli estimatori, il film merita di essere visto, perché a tutti – bene o male – è capitato almeno una volta nella vita di trovarsi in un luogo isolato e percepire qualcosa di strano…

The Presence – film completo

Cacao e caffè per la torta del sabato

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Oppure ogni volta che ci vuole una carica di energia, potrebbe essere il sottotitolo.

Il pezzo forte di questa torta è la crema realizzata con il cacao, in sostituzione del cioccolato fondente, delle creme al cioccolato già pronte o della classica cioccolata in tazza.

Del tutto personalizzabile, con qualche goccia di olio essenziale di menta per uso alimentare, oppure con la cannella, con un paio di stelle di anice. O ancora, con scorzetta di arancia o limone tritata sottile, con la polpa di pera, perché no? De gustibus. 

Ingredienti per la crema:

30 gr di cacao amaro

20 gr di olio di semi di girasole

10 / 12 gr di marmellata di arance bio dolcificata

15 gr di xilitolo naturale di betulla o di mais

acqua q.b.

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Ingredienti per la base:

200 gr di farine miste, qui 120 gr di farina integrale di grano tenero e 80 gr di farina di farro bio

100 gr di caffè già preparato (3 o 4 tazzine)

20 gr di olio di semi di girasole

20 gr di cacao amaro

30 gr di xilitolo naturale di betulla o di mais

1 bustina di cremor tartaro + un cucchiaino di bicarbonato

acqua q.b.

Preparazione:

Preparare prima la crema, amalgamando con cura gli ingredienti, finché risulterà ben compatta e senza grumi. Coprire e riporre in frigo.

Preparare il caffè e lasciarlo intiepidire.

Unire le due farine, il cacao, il cremor tartaro e il bicarbonato.

Aggiungere l’olio di semi, il caffè e, infine, lo xilitolo, dosandolo in base ai propri gusti, ma senza esagerare.

Versare il composto della base in una teglia ø 25 cm foderata con carta da forno,  se si vuole ottenere una torta piuttosto bassa.

Cuocere secondo il proprio forno, Qui, con forno a gas, al massimo della temperatura per circa un’ora.

Far intiepidire e ricoprire con la crema al cacao.

Lasciare riposare alcune ore prima di servire.

Si tratta di una torta molto energetica, considerando l’apporto del cacao e del caffè, il quale conferisce un delicato retrogusto a ricetta ultimata.

Interessante la preparazione della crema, con l’olio di semi di girasole che aggiunge la componente grassa e sostituisce il latte per la preparazione di una super cioccolata casalinga e versatile.

Basta scaldarla a fuoco molto basso, dopo averla realizzata.

Magari un sabato pomeriggio o in qualsiasi altro giorno della settimana…

Cineteca: Sabotatori

Una spia tedesca riesce a intrufolarsi tra gli operai di uno stabilimento bellico di aeroplani in California.

La colpa del sabotaggio che porta a termine ricade sull’ignaro e innocente operaio Barry, il quale dovrà darsi alla macchia per non essere arrestato.

Oltre a fuggire, Barry segue le tracce del vero sabotatore. L’indirizzo scritto su una busta che il finto operaio aveva fatto cadere poco prima dell’incendio, in cui è morto un caro amico di Barry, dà il via a un rocambolesco inseguimento da parte dell’inseguito.

Nell’impresa di trovare il vero colpevole per riscattare sé stesso e l’amico deceduto, Barry verrà aiutato da Pat, modella pubblicitaria, non senza qualche difficoltà iniziale.

La ragazza, infatti, non credendolo innocente all’inizio del loro incontro, tenterà di consegnarlo lei stessa alla polizia.

Mentre lo immobilizza al volante con uno stratagemma, appare lungo la strada nel deserto, il cartellone pubblicitario che la ritrae con la scritta “Non ti deluderà mai”.

Questa, è solo una delle molte note umoristiche ideate dal mastro del thriller in bianco e nero – Hitchcock, naturalmente – che spuntano qua e là nel film, sdrammatizzando l’argomento di fondo.

Era il 1942, quando il film uscì sul grande schermo, e gli Stati Uniti erano da poco entrati in guerra.

Una tempistica che non poteva essere meglio azzeccata, considerando l’attività di spionaggio bellico e le tematiche del periodo.