Milano – Le speranze disilluse del Milanesado (8)

Mura spagnole a forma di stella

Con l’allontanamento in Francia di Ludovico il Moro nel 1500 finisce la vita spensierata fatta di feste, giochi e opulenza alla corte ducale del Castello Sforzesco. Tra alleanze alterne e combattimenti che causarono nel 1521 la distruzione della Torre del Filarete, inconfondibile dettaglio del complesso fortificato, gli spagnoli insediarono al Castello un figlio di Ludovico il Moro, ultimo erede degli Sforza, con il nome di Francesco II. Oltre al Ducato di Milano, il dominio spagnolo si affermò in Italia con il Regno di Napoli, Sicilia e Sardegna.

Resti di una strada spagnola sopraelevata

Nonostante gli spagnoli rimasero a Milano per quasi 2 secoli, dal 1535 al 1706, non si può certo affermare che la città visse nell’orbita di quel “siglo de oro” che la terra ispanica ebbe la fortuna di sperimentare. Un secolo d’oro a cui Milano fu solo concesso di assistere da lontano, con un primo periodo di relativa prosperità, seguito da un altrettanto lungo intervallo di decadenza e declino. Della dominazione spagnola restano oggi in città  i resti delle mura spagnole, ideate dal primo governatore  Antonio de Leyva, bisnonno di Marianna de Leyva, meglio nota come la Monaca di Monza immortalata dal Manzoni nei Promessi Sposi. L’intento era quello di fornire alla città un efficiente strumento difensivo e furono costruite tra il 1546 e il 1560 da Ferrante 1° Gonzaga, realizzando una strada che le percorreva sulla sommità per 11 km.

Altre mura difensive furono opera  degli spagnoli a Milano, che ampliarono  il perimetro del Castello Sforzesco racchiudendolo in una cinta muraria a forma di stella a 6 punte, lunga 2 km. All’interno brulicava la vita di una vera e propria cittadella fortificata, provvista di negozi, stalle, serbatoi per l’acqua, abitazioni, chiese, magazzini, arsenali e perfino un ospedale. Poche tracce dell’ampliamento sopravvivono oggi, in quanto il perimetro fu nel tempo sistematicamente smantellato in più riprese confermando la tradizionale attitudine di una città che ha continuato per secoli a costruire e a demolire per poi ricostruire.

Antonio de Leyva, primo governatore spagnolo a Milano

Del resto, gli spagnoli si erano impossessati di  Milano con due aspettative principali: una era, appunto, quella di difendersi e a questo scopo non esitavano ad imporre tasse elevate per sopperire alle relative spese. Una difesa che a volte diventava strettamente locale, come quella contro i briganti che popolavano le fitte boscaglie proprio ai limiti della città. Famosa è la banda dei briganti del bosco della Merlata, nella zona nord-ovest di Milano, sconfitta proprio dagli occupanti spagnoli che non rinunciarono ad utilizzare  le peggiori torture sui prigionieri. L’altra prerogativa era quella di sviluppare il commercio e gli scambi nella speranza di innalzare il Ducato di Milano, o Milanesado come veniva chiamato, al ruolo di grande protagonista sulla scena economica. Per questo motivo nel 1603 fu costruita la Darsena, considerata il porto di Milano. Attraverso i Navigli e il fiume Ticino che si immette nel Po, lo sbocco verso il Mare Adriatico di una flottiglia di imbarcazioni sarebbe stato assicurato, ma non si fecero i conti con una serie di circostanze sfavorevoli.

Darsena, Milano

Darsena, Milano

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