Cineteca: L’ussaro sul tetto

1832: gli austriaci inseguono un carbonaro piemontese fuggito in Francia, figlio di una duchessa che al momento risiede a Milano e sostiene il movimento anti-austriaco.

Oltre a fuggire dall’inseguimento delle spie che gli stanno alle calcagna, il giovane ussaro dovrà fare i conti con l’epidemia di colera che sta devastando il paese.

Nemmeno il “dagli all’untore” di popolo lo risparmia, e mentre fugge anche da quello troverà sulla sua strada un incontro inaspettato.

Allo stesso tempo, fuga e ritorno tengono il ritmo del film, tra i paesaggi suggestivi della Provenza e delle Alpi.

Si fugge per cercare la salvezza, ma si torna per ritrovare la propria origine su strade che si dividono e poi si ricongiungono.

Tratto dal romanzo di Jean Giono, pubblicato nel 1951, il film viene annoverato tra i  più costosi  del cinema francese. Nelle spese di produzione, oltre ai numerosissimi costumi e alle importanti scenografie, sono rientrate quelle relative alle sequenze più spettacolari.

Infatti, per realizzare la fuga sui tetti – senza la quale il film non avrebbe avuto ragione di esistere – è stato necessario utilizzare una notevole quantità di tegole, pari a  quindicimila mq.  

Cineteca: (Il castello di) Dragonwyck

Drammone vintage, tratto dal romanzo gotico che la scrittrice americana Anya Seton pubblicò nel 1944, dopo l’edizione a puntate su una rivista femminile dell’epoca.

Nel 1844, la curiosità di incontrare persone mai conosciute e trovarsi in luoghi mai visti risulterà fatale a una ragazza semplice del Connecticut.

Un lontano cugino materno, che la madre non ha mai incontrato e che suppone sia il nipote del primo marito di sua nonna, invita per via epistolare una delle sue figlie nel suo castello.

La prescelta si dovrà occupare della bambina, la cui madre (la moglie del lontano cugino) oscilla tra momenti di malessere e stanchezza a scorpacciate di cibo, torte e pasticcini.

Punto centrale del film, è il quadro di un’antenata che amava suonare il clavicembalo.

La storia della donna, ritratta da giovane, racchiude il mistero, i segreti e gli scheletri di famiglia che continuano a rivivere tra le mura del castello.

Proprietario terriero, le cui ricchezze sono state ereditate dal nonno e dal padre, il bis-bis cugino è tanto ricco da non sapere nemmeno quante stanze abbia il suo maniero, né quanta servitù sia al suo servizio.

Rivelerà una personalità molteplice, doppia e contorta, riuscendo a sedurre la bis-bis cugina, ma con finale a sorpresa.

Non mancano tuoni, temporali, stanze segrete e strane voci.

Come quella di donna, che canta accompagnata da un clavicembalo.

“Sognavo di vivere tra sale di marmo”, declama la sua voce suadente e ricca di presagi.

Il brano è tratto dall’opera “The Bohemian Girl” del 1843.

Cineteca: Lucy

Suo malgrado, la protagonista di questo film del 2014 sperimenta gli effetti di una nuova sostanza.

Corpo e cervello amplificano le proprie capacità in modo straordinario e inquietante, al punto tale che la vittima si trasforma in una fantascientifica “cavia umana”.

Si immola sull’altare del sacrificio terreno, in modo del tutto volontario, per far progredire l’umanità con la conoscenza.

Almeno, questo sarebbe il messaggio ultimo.

Arriva a questo epilogo, dopo circostanze di abbondante violenza, crudezza e notevoli effetti scenici.

Viaggio nel tempo e nello spazio, che ritorna indietro fino all’origine della specie umana, “impersonata” dall’ominide che potrebbe essere la famosa Lucy, femmina di australopiteco, alla moderna Lucy e alla futuristica nuova Lucy che si disperderà per essere ovunque.

Notevole anche la colonna sonora.

Il cucito, questo sconosciuto – Seconda puntata: progetto cappotto

Cappotto tre quarti fai-da-te?

Mah! Sì, perché no?

Detto, fatto. Dopo aver acquistato il tessuto, in questo caso costituito da 2 mt di tessuto in lana 100% alto cm.150 (peso gr 450/metro lineare) e 1 mt e mezzo di fodera leggera trapuntata in poliestere alta cm. 155 (peso gr 280/metro lineare), il progetto di un cappotto corto ha iniziato a muovere i suoi primi passi.

La stoffa è stata acquistata on-line, su due siti italiani diversi, al costo di € 12,00/mt il tessuto in lana e di €.5,50/mt la fodera trapuntata.

Avendo già realizzato precedentemente un primo giaccone, è stata aggiunta una difficoltà in più; quella di scegliere un tessuto a righe. Da evitare, se ci si cimenta per la prima volta, in quanto occorre fare attenzione durante il lavoro a far combaciare anche le righe del motivo. Per un primo lavoro, meglio optare per una tinta unita, senza trama definita.

Se il tessuto presenta lievi differenze tra dritto e rovescio, per es. una lucentezza o una nitidezza anche solo leggermente diversa, è utile distinguere il lato che si vuole utilizzare, marcando con qualche punto ogni parte che viene tagliata. In questo modo, si evita di creare difformità nel risultato finale.

1° PASSO: Il modello

Riprodurre su carta velina tutte le parti tal quali del modello da copiare.

Davanti sinistro – simmetrico destro

Ritagliarle e incollarle su carta da pacco, scrivendo a quale parte del progetto corrispondono (manica parte dietro, manica parte davanti ecc.).

Dietro – parte centrale
Dietro – parte centrale e laterali

Per velocizzare il procedimento, tener conto del fatto che alcune parti sono simmetriche e per riprodurle sulla carta basta girarle nel senso inverso (per es. le due parti del davanti).

Manica destra – simmetrica sinistra

2° PASSO: la marcatura

Posizionare le varie parti in carta sulla stoffa e tracciare i bordi con il gesso.

Davanti

Quindi, cucire con punti lunghi sopra i bordi segnati con il gesso.

Dietro

E’ meglio utilizzare un filo a contrasto, diverso da quello della vera e propria imbastitura successiva. In questo caso, la marcatura è stata eseguita con il filo bianco.

Maniche

3° PASSO: il taglio

Tagliare le varie parti, calcolando 2 o 3 cm in più di stoffa. Per gli orli inferiori delle maniche, del davanti e del dietro del cappotto, lasciare diversi cm in più (max 10 cm)

4° PASSO: l’assemblaggio

L’assemblaggio può avvenire in due modi: dall’interno o dall’esterno del lavoro. In questo caso, sono state imbastite con filo arancione le varie parti dall’esterno, per far meglio combaciare il motivo a righe, seguendo i punti lunghi della tracciatura in bianco.

Indossando questo primo abbozzo di cappotto, potrebbero essere necessarie alcune modifiche, per es. le maniche potrebbero risultare troppo abbondanti ecc.

Nessun problema: non è questione di vita o di morte. Anche i migliori pittori della storia hanno modificato spesso i loro quadri famosi prima di consegnarli ai posteri! L’importante è non tagliare la stoffa prima del dovuto.

Con pazienza, si adatta l’imbastitura alle misure esatte, confrontando il progetto anche con il modello di riferimento, finché il tutto abbia raggiunto la sua armonia, il più esattamente possibile.

5° PASSO: la cucitura

Ebbene sì, c’è chi ancora preferisce cucire tutto a mano, e con il tessuto in lana questa tecnica può dare risultati eccellenti, utilizzando il punto invisibile.

Riminiscenze “antiche” delle lezioni di “Applicazioni Tecniche” alla scuola media, quando i maschi andavano a lezione in un’altra aula a usare traforo, martello e chiodi, mentre le femmine venivano istruite a lavorare di ago e filo…

Com’è, come non è, impara l’arte e mettila da parte. Così, dopo anni, per concretizzare la propria creatività, il punto invisibile e i suoi innumerevoli vantaggi, è rispuntato fuori.

In alternativa, la macchina da cucire è sicuramente la scelta più veloce.

C’è da dire, però, che in questo caso ideato da autodidatta si rischia di cucire delle parti che poi dovranno essere modificate, con relativa maggior perdita di tempo rispetto alla cucitura a mano.

6° PASSO: la rifinitura delle cuciture

Rifinitura interna delle cuciture

Dopo aver assemblato le varie parti e rimosso l’eccesso della stoffa all’interno, la rifinitura delle cuciture, può aggiungere quel tocco in più. Per es. alcune cuciture esterne del dietro del cappotto e delle maniche potrebbero essere riprese / ribattute all’esterno, creando una “costina” sottile che valorizza la cucitura e la linea del modello.

Al rovescio del lavoro, invece, chiudere i lembi del tessuto evita che si sfilaccino, contribuendo anche a una maggiore morbidezza della cucitura all’esterno.

SEI SETTIMANE DOPO…