Ventagli e balene

La Giapponese, Claude Monet

La Giapponese, Claude Monet

Il ventaglio, accessorio oggi demodè ed utilizzato per lo più tra le quattro pareti domestiche, vanta ben più nobili natali ed oscuri retroscena. Uscito da un cassetto dove era stato riposto l’estate precedente, forse come lascito di una vecchia zia o acquistato per pochi centesimi in un grande magazzino, ritorna abbastanza utile in mancanza di climatizzatori o ventilatori. Ultimo brandello e testimone di un universo femminile, ma anche maschile che intorno al suo ondeggiare ricamava messaggi in codice, aspettative o delusioni, il ventaglio ha coinvolto nel suo utilizzo svariati materiali.

Ventaglio in oro

Ventaglio in oro

Dalla madreperla al legno, dalla paglia alle piume, chi ci ha rimesso di più è stata sicuramente la balena.  Con i suoi fanoni non solo ha fornito le stecche per i ventagli, ma anche per rinforzare corsetti, ombrelli, occhiali e fruste. In particolare, la balena boreale, nuotatrice più lenta di altre sue simili,  ha rischiato l’estinzione negli ultimi anni del 19° secolo e tutt’oggi ne sopravvivono solo pochissimi esemplari.

Balena: forniva le stecche per i ventagli

Balena: forniva le stecche per i ventagli

Come cita la Treccani,  il fanone è ciascuna delle lamine cornee frangiate che nelle balene sono inserite in due file parallele sui margini della mascella superiore.

Sostituiti oggi gli originali con stecche in legno o plastica, la balena deve sempre temere il peggio, considerando che ogni anno vengono eliminati oltre 1000 esemplari, ma nel frattempo ringrazia e cerca di stare più lontana che può dai predatori umani.

Balena in fuga

Balena in fuga