Praticamente, un puzzle, per il quale non basterebbero migliaia di tessere nel tentativo di comporlo. Questo, era il variegato panorama in cui gli antichi popoli italici pre-romani si muovevano e abitavano, si frammentavano e si fondevano, si combattevano o convivevano pacificamente, dominavano o assimilavano le reciproche peculiarità.
Ma per fare un po’ di ordine, la distribuzione geografica dei vari popoli, costituiti principalmente in tribù e clan parentali, destinati a separarsi e mescolarsi per la ricerca di nuove risorse di sostentamento, migrazioni rituali o dissidi con altri gruppi confinanti e nuovi occupanti si può così riassumere;
Parlavano lingue indo-europee i Latino-Falisci, gli Osco-Umbri – altrimenti detti Umbro-Sabelli – i Veneti, i Siculi, i Greci, i Celti.
Ai gruppi che parlavano lingue non indo-europee appartenevano gli Etruschi, i Reti, i Piceni settentrionali, i Sicani, gli Elimi, i Sardi.
Il fatto che una determinata popolazione non parlasse una lingua indo-europea era dovuto essenzialmente da due fattori: l’origine medio-orientale o l’utilizzo di un idioma proto-indoeuropeo, vale a dire precedente a 10.000/15.000 anni a.C., prima della diffusione del medesimo ceppo linguistico indo-europeo. Ciò sarebbe stato causato da un certo isolamento geografico in cui viveva una determinata popolazione o dalla sua attitudine a mantenere intatta la lingua originaria, nonostante i contatti con altri gruppi di popolazioni parlanti lingue indo-europee.
Tra le popolazioni più antiche stanziatesi in Italia si annoverano i Falisci e gli Osco-Umbri, tra il 13° e 12° secolo a.C.
Ubicati nell’attuale provincia di Viterbo, i Falisci erano abili creatori di manufatti in ceramica.
Italia settentrionale
Fino a cinquant’anni fa la storia dell’Italia pre-romana e dei suoi popoli non era ben definita, nonostante fossero già avvenute scoperte a tal riguardo nei secoli precedenti. La civiltà di Golasecca, che popolava l’area compresa tra Lombardia occidentale, Piemonte orientale, Canton Ticino e Val Mesolcina, nell’attuale Svizzera italiana, ha contribuito a gettare luce su quell’antico passato.
Golasecca è un piccolo comune in provincia di Varese, adiacente al fiume Ticino e al Lago Maggiore, dove a partire dall’inizio del 1800 si sono iniziati a studiare alcuni ritrovamenti di una cultura, che poi ha interessato anche altre località limitrofe e non.
Presente nell’arco del millennio intercorso tra il 14°sec. a.C. e il 4° sec. a.C. la civiltà di Golasecca fu contraddistinta da un’abbondante produzione di manufatti in metallo, che venivano commercializzati oltralpe, verso nord, nell’Europa centro-occidentale, ma anche in Etruria e nel Mediterraneo. Un commercio, questo, che fu probabilmente incentivato dalla propensione al “nomadismo” degli artigiani specializzati nella lavorazione dei metalli. La non sedentarietà di questi fabbri ante-litteram è una tradizione sopravvissuta fino al secolo scorso in varie zone d’Italia.
Il territorio interessato dalla civiltà di Golasecca inglobava al suo interno montagne, valli e colline, con relativi punti di passaggio e valichi, ma anche laghi e laghetti, alta e bassa pianura Padana, ampiamente irrigata da fiumi, risorgive e canali naturali che ne assicuravano la grande ricchezza di acque.
I Golasecchiani sono ritenuti i più antichi Celti d’Italia, arrivati ben prima della discesa dei Galli, capeggiata da Belloveso, che fondò Milano agli inizi del 4° sec. a.C.
A proposito di Celti…
Provenienti dall’Asia, i Celti – che i Romani chiamarono genericamente Galli – erano costituiti da diversi popoli indoeuropei.
A partire dal 2.000 a.C. si stanziarono nelle aree dei fiumi Reno e Danubio, per poi sparpagliarsi in numerose tribù, tra l’800 a.C. e il 600 a.C. in Francia, Svizzera Germania, Isole Britanniche, penisola iberica e nei Balcani, fino a scendere nell’Italia settentrionale e centrale.
Fra i Celti discesi in Italia, vi furono gli Insubri – gli originari Golasecchiani – nella pianura Padana, i Cenomani, nell’area di Brescia e Verona, i Libui e i Salluvi presso il fiume Ticino, dove si unirono ai Levi, antico popolo ligure, i Boi e i Lingoni, che occuparono il territorio tra il Po e l’Appennino, e i Senoni, presenti tra le Marche e la Toscana.
Saranno proprio i Galli Senoni ad attaccare Roma nel 390 a.C.
Erano Celti anche i Salassi, localizzati in Piemonte, nel Canavese, e in Valle d’Aosta presso l’alto corso della Dora Baltea. Così come i Leponzi, provenienti dal territorio del massiccio del San Gottardo in Svizzera, i quali controllavano la via commerciale costituita dalla valle del Ticino, che metteva in comunicazione l’attuale Svizzera meridionale e l’Italia settentrionale. Popolavano, quindi, il nord della Lombardia e il Canton Ticino.
Gli Orobi si stanziarono tra Como e Bergamo, mentre i Taurini occuparono la parte centrale del Piemonte, adiacente ai fiumi Po e Doria Riparia.
Inevitabili, furono le mescolanze celtiche con popoli più antichi presenti sui territori occupati, ad esempio quelle celto-liguri nel nord-ovest d’Italia.
I Liguri abitavano, infatti, a partire dal 3.000 a.C., l’area tra il fiume Rodano che scorre e sfocia nel Mediterraneo, poco più oltre l’attuale confine italo-francese, e il tratto appenninico a nord-ovest della Toscana, identificato nelle Alpi Apuane. In seguito, la presenza dei Liguri rimase circoscritta al Piemonte e alla Liguria.
Le origini dei Liguri, prima della mescolanza con i Celti, sono in dubbio tra la provenienza dall’Europa occidentale o le coste iberiche, a seconda dei diversi resoconti degli antichi autori classici.
Nell’Italia nord-orientale, le zone montuose del Trentino Alto Adige e le aree limitrofe erano popolate dai Reti, le cui origini secondo alcune fonti classiche sarebbero etrusche. I Reti si sarebbero rifugiati nell’area di loro pertinenza, sotto l’incalzante pressione da parte dei Celti, a seguito del loro predominio sugli Etruschi presenti nel nord Italia.
A sud e ad est dei territori abitati dai Reti, erano stanziati i Veneti fin dal 12° sec. a.C., espandendosi oltre l’attuale confine italiano con Austria e Slovenia. Seppur di origine indo-europea, gli antichi Veneti non appartenevano, in senso stretto, né alle genti italiche né a quelle celtiche. Sempre secondo alcune fonti classiche, i Veneti erano migrati dall’Asia, tanto che venivano definiti anche “Illiri”. Questi ultimi, infatti, dalla penisola balcanica si erano spinti fino all’Asia minore.
Un’altra mescolanza celtica ebbe luogo intorno al 6° sec. a.C. con l’antica popolazione dei Camuni, localizzata nella Val Camonica (v. Prima parte di Quando gli altri… ).
All’espansione etrusca nel nord Italia, iniziata verso la fine del 9° sec. a.C., un articolato intreccio di popoli e mescolanze, in primis quelle celto-liguri, popolava l’intera area interessata.
Continua…
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