Quando gli altri… – Seconda parte Mescolanze di popoli e tribù

Distribuzione degli antichi popoli italici prima di Roma

Praticamente, un puzzle, per il quale non basterebbero migliaia di tessere nel tentativo di comporlo. Questo, era il variegato panorama in cui gli antichi popoli italici pre-romani si muovevano e abitavano, si frammentavano e si fondevano, si combattevano o convivevano pacificamente, dominavano o assimilavano le reciproche peculiarità.

Ma per fare un po’ di ordine, la distribuzione geografica dei vari popoli, costituiti principalmente in tribù e clan parentali, destinati a separarsi e mescolarsi per la ricerca di nuove risorse di sostentamento, migrazioni rituali o dissidi con altri gruppi confinanti e nuovi occupanti si può così riassumere;

Ceramica falisca

Parlavano lingue indo-europee i Latino-Falisci, gli Osco-Umbri – altrimenti detti Umbro-Sabelli – i Veneti, i Siculi, i Greci, i Celti.

Ai gruppi che parlavano lingue non indo-europee appartenevano gli Etruschi, i Reti, i Piceni settentrionali, i Sicani, gli Elimi, i Sardi.

Il fatto che una determinata popolazione non parlasse una lingua indo-europea era dovuto essenzialmente da due fattori: l’origine medio-orientale o l’utilizzo di un idioma proto-indoeuropeo, vale a dire precedente a 10.000/15.000 anni a.C., prima della diffusione del medesimo ceppo linguistico indo-europeo. Ciò sarebbe stato causato da un certo isolamento geografico in cui viveva una determinata popolazione o dalla sua attitudine a mantenere intatta la lingua originaria, nonostante i contatti con altri gruppi di popolazioni parlanti lingue indo-europee.

Tra le popolazioni più antiche stanziatesi in Italia si annoverano i Falisci e gli Osco-Umbri, tra il 13° e 12° secolo a.C.

Ubicati nell’attuale provincia di Viterbo, i Falisci erano abili creatori di manufatti in ceramica.

Italia settentrionale

Fino a cinquant’anni fa la storia dell’Italia pre-romana e dei suoi popoli non era ben definita, nonostante fossero già avvenute scoperte a tal riguardo nei secoli precedenti. La civiltà di Golasecca, che popolava l’area compresa tra Lombardia occidentale, Piemonte orientale, Canton Ticino e Val Mesolcina, nell’attuale Svizzera italiana, ha contribuito a gettare luce su quell’antico passato.

Golasecca è un piccolo comune in provincia di Varese, adiacente al fiume Ticino e al Lago Maggiore, dove a partire dall’inizio del  1800 si sono iniziati a studiare alcuni ritrovamenti di una cultura, che poi ha interessato anche altre località limitrofe e non.

Fiume Ticino

Presente nell’arco del millennio intercorso tra il 14°sec. a.C. e il 4° sec. a.C. la civiltà di Golasecca fu contraddistinta da un’abbondante produzione di manufatti in metallo, che venivano commercializzati oltralpe, verso nord, nell’Europa centro-occidentale, ma anche in Etruria e nel Mediterraneo. Un commercio, questo, che fu probabilmente incentivato dalla propensione al “nomadismo” degli artigiani specializzati nella lavorazione dei metalli. La non sedentarietà di questi fabbri ante-litteram è una tradizione sopravvissuta fino al secolo scorso in varie zone d’Italia.

Il territorio interessato dalla civiltà di Golasecca inglobava al suo interno montagne, valli e colline, con relativi punti di passaggio e valichi, ma anche laghi e laghetti, alta e bassa pianura Padana, ampiamente irrigata da fiumi, risorgive e canali naturali che ne assicuravano la grande ricchezza di acque.

I Golasecchiani sono ritenuti i più antichi Celti d’Italia, arrivati ben prima della discesa dei Galli, capeggiata da Belloveso, che fondò Milano agli inizi del 4° sec. a.C.  

A proposito di Celti…

Provenienti dall’Asia, i Celti – che i Romani chiamarono genericamente Galli – erano costituiti da diversi popoli indoeuropei.

A partire dal 2.000 a.C. si stanziarono nelle aree dei fiumi Reno e Danubio, per poi sparpagliarsi in numerose tribù, tra l’800 a.C. e il 600 a.C. in Francia, Svizzera Germania, Isole Britanniche, penisola iberica e nei Balcani, fino a scendere nell’Italia settentrionale e centrale.

Brenno, capo dei Galli Senoni

Fra i Celti discesi in Italia, vi furono gli Insubri – gli originari Golasecchiani – nella pianura  Padana, i Cenomani, nell’area di Brescia e Verona, i Libui e i Salluvi  presso il fiume Ticino, dove si unirono ai Levi, antico popolo ligure, i Boi e i Lingoni, che occuparono il territorio tra il Po e l’Appennino, e i Senoni, presenti tra le Marche e la Toscana.

Saranno proprio i Galli Senoni ad attaccare Roma nel 390 a.C.

Erano Celti anche i Salassi, localizzati in Piemonte, nel Canavese, e in Valle d’Aosta presso l’alto corso della Dora Baltea. Così come i Leponzi, provenienti dal territorio del massiccio del San Gottardo in Svizzera, i quali controllavano la via commerciale costituita dalla valle del Ticino, che metteva in comunicazione l’attuale Svizzera meridionale e l’Italia settentrionale. Popolavano, quindi, il nord della Lombardia e il Canton Ticino.

Gli Orobi si stanziarono tra Como e Bergamo, mentre i Taurini occuparono la parte centrale del Piemonte, adiacente ai fiumi Po e Doria Riparia.

Passo del San Gottardo

Inevitabili, furono le mescolanze celtiche con popoli più antichi presenti sui territori occupati, ad esempio quelle celto-liguri  nel nord-ovest d’Italia.

I Liguri abitavano, infatti, a partire dal 3.000 a.C., l’area tra il fiume Rodano che scorre e sfocia nel Mediterraneo, poco più oltre l’attuale confine italo-francese, e il tratto appenninico a nord-ovest della Toscana, identificato nelle Alpi Apuane. In seguito, la presenza dei Liguri rimase circoscritta al Piemonte e alla Liguria.

Le origini dei Liguri, prima della mescolanza con i Celti, sono in dubbio tra la provenienza dall’Europa occidentale o le coste iberiche, a seconda dei diversi resoconti degli antichi autori classici.

Alpi Apuane

Nell’Italia nord-orientale, le zone montuose del Trentino Alto Adige e le aree limitrofe erano popolate dai Reti, le cui origini secondo alcune fonti classiche sarebbero etrusche. I Reti si sarebbero rifugiati nell’area di loro pertinenza, sotto l’incalzante pressione da parte dei Celti, a seguito del loro predominio sugli Etruschi presenti nel nord Italia.

A sud e ad est dei territori abitati dai Reti, erano stanziati i Veneti fin dal 12° sec. a.C., espandendosi oltre l’attuale confine italiano con Austria e Slovenia. Seppur di origine indo-europea, gli antichi Veneti non appartenevano, in senso stretto, né alle genti italiche né a quelle celtiche. Sempre secondo alcune fonti classiche, i Veneti erano migrati dall’Asia, tanto che venivano definiti anche “Illiri”. Questi ultimi, infatti, dalla penisola balcanica si erano spinti fino all’Asia minore.

Un’altra mescolanza celtica ebbe luogo intorno al 6° sec. a.C. con l’antica popolazione dei Camuni, localizzata nella Val Camonica (v. Prima parte di Quando gli altri… ).

All’espansione etrusca nel nord Italia, iniziata verso la fine del 9° sec. a.C., un articolato intreccio di popoli e mescolanze, in primis quelle celto-liguri, popolava l’intera area interessata.

Continua…

Cogito ergo sum?

L’ulivo pensante – Ginosa

Scherzo della natura o portatore di un messaggio sublimale, l’ulivo pensante di Ginosa, cittadina della provincia di Taranto, è un esemplare davvero curioso.

Resta ignota ai più l’esatta ubicazione del plurisecolare pensatore.

Meglio lasciarlo là dov’è a meditare tranquillo, su chi o cosa, lo sa solo lui.