Semifreddo con pesche tabacchiera

Semifreddo con crema di pesche tabacchiera

Primo esperimento con la farina di teff, cereale antichissimo ritrovato perfino nelle piramidi in Egitto, dall’esito più che soddisfacente. Dal sapore molto delicato, anche se rustico, qui è stato abbinato alle mandorle. La curiosità di sperimentarlo è stata una scusa per approfittare di un frutto tipico di questo periodo: le pesche tabacchiera.

Preparazione della crema: 

600 gr di pesche tabacchiera (peso non snocciolato) – 2 o 3 cucchiai di semi di chia – 1 pezzetto di cioccolato fondente – stevia (2 cucchiaini).

In una casseruola cuocere per circa 20 minuti le pesche a pezzettini. Spegnere il fuoco e aggiungere i semi di chia, mescolando. Quindi, incorporare il cioccolato e passare il tutto al mixer. Serviranno in tutto circa 50 gr di cioccolato fondente (percentuale di cacao a piacere).

Aggiungere la stevia, mescolare bene e riporre in frigo.

Base con farina di teff e di mandorle

Preparazione dell’impasto base: 

100 gr di farina di teff integrale – 100 gr di farina di mandorle o mandorle pelate tritate finemente – mezzo cucchiaino di sale – 2 mele grattugiate – 4 o 5 cucchiai di olio di semi (di girasole).

In una terrina mischiare le due farine agli altri ingredienti. Lavorare molto bene l’impasto con un cucchiaio.

Stenderlo in una teglia grande, foderata con carta da forno bagnata e strizzata.

Cuocere per circa 30 / 40 minuti in base al proprio forno, finché risulta  ben dorato.

Lasciare raffreddare e rimuovere la carta. Quindi, tagliarlo in 3 parti uguali.

Alternare la crema ai vari strati, ultimando con l’ultimo strato di pasta. Eventualmente, rifinire i lati con un coltello.

Riporre nel freezer per circa 30 minuti e ultimare, coprendo con il cioccolato fondente sciolto a bagnomaria. Utilizzare latte, vaccino o di mandorle, oppure ricotta per sciogliere il cioccolato.

Riporre nuovamente nel freezer finché si è solidificato. Tagliato a fette, si può congelare per essere gustato successivamente.

Natura in città al Parco delle Cave

Parco delle Cave, Milano

Vacanze intelligenti, vacanze stupidotte, vacanze forzate e vacanze agognate.

Qualsiasi luogo, purché il meno noioso possibile, può diventare occasione di svago e scusa per stare all’aperto, anche se si resta in città, per scelta, necessità o mille altri motivi.

Si possono scoprire così luoghi vicini che, è vero, sono lì da molto tempo, ma che per qualche ragione non sono mai stati esplorati.

Uno di questi offre uno spettacolare colpo d’occhio, arrivando dal trafficatissimo Viale delle Forse Armate, nella periferia ovest di Milano.

Periferia per modo di dire perché qui i palazzi si susseguono uno dopo l’altro e, di fatto, sembra di essere in piena città.

La loro immagine è ancora impressa negli occhi, mentre le acque verdi – azzurre dei grandi laghetti creano un contrasto davvero inaspettato.

Sulla falsariga di quanto succedeva da quelle parti durante la dominazione spagnola, e si parla del 1500 e 1600, quando bande di briganti infestavano le fitte boscaglie che lì crescevano rigogliose, il verde domina senza ombra di dubbio nella vasta area di fitta vegetazione che prende il nome di Parco delle Cave.

Certo, è un verde più ordinato, coltivato e salvaguardato rispetto ai tempi della caccia al brigante da parte degli spagnoli. Ma è pur sempre verde. Anzi, tanto verde che rinfresca, ritempra e rilassa, soprattutto durante la settimana quando l’affluenza è più scarsa.

Circa 1 km e mezzo quadrato di terreni sottratti al degrado e all’attività di estrazione della ghiaia, ormai abbandonata, dove sono ancora presenti i segni di un’antica vocazione agricola tuttora attiva, catapultano letteralmente in un’altra dimensione temporale.

C’è chi ci va per pescare, nelle acque dei grandi laghetti dove però è vietato fare il bagno, o a prendere il sole e il fresco tra gli alberi, fuggendo dall’asfalto rovente e la temperatura che quasi sfiora i 40°, ma c’è anche chi ci va a correre, a cavallo, in bici o semplicemente per camminare nella pausa pranzo, in attesa di rientrare in ufficio, nonostante il periodo vacanziero.

Che si scelga di girarlo tutto a piedi per ore, seguendo i percorsi proposti di 3 km e di 5 km (anche se dovrebbero essere segnalate meglio le varie direzioni…)  oppure in bicicletta, magari utilizzando il bike sharing cittadino gratuito, il Parco delle Cave offre una gradita parentesi di relax fuori dal traffico che corre e strombazza non troppo distante.

E ce n’è sempre, anche in agosto, segno dei tempi che cambiano e fanno optare per vacanze intelligenti, appunto, o semplicemente un po’ più economiche e non in alta stagione.

Nature in the city at the Pits Park

There can be both smart holidays and silly ones, either forced vacations or longed for holidays, but any place as less boring as possible might be the occasion to stay outdoors. That’s true even if one remains in the city during the conventional summer holidays period by choice, need or a thousand other pretexts.

Thus, it’s possible that nearby places which you’ve only heard of but haven’t seen yet  by whatever reason, may disclose unexpected scenarios.

One of them offers an outstanding view, considering that it stretches at a stone’s throw from the very busy Viale delle Forse Armate, in the western suburbs of Milan. Actually, the area looks like it is in the middle of the city, since high buildings find here next to each other uninterruptedly.

Their image made of concrete, iron and glass is still in your eyes as soon as you enter the Pits Park (Parco delle Cave) and you find yourself in front of the astonishing green and blue waters of some lakes surrounded by lush green.

Dense vegetation grow there everywhere, almost like when thick woods, infested by bands of bandits, covered the same territory during the Spanish domination in 1500 and 1600.

Compared to the time when bandits were hunted by the Spaniards, the broad green area is obviously better preserved and more eco-friendly than in the past, offering quiteness and a relaxing, cooling  break, especially during the week, when visitors are fewer.

The Pits Park extends on about 1 and a half square km of land, once used to extract gravel and sand, exactly from the 1920s till 1970s and later, but then fallen into a state of neglect, when the extraction activity was abandoned.

Over the last few decades, the area was converted into a large park where the traces of the traditional  agricultural heritage  can still be seen.

People go to the Pits Park to fish in the clean waters of the lakes where bathing is forbidden anyway, or to sunbathe and find peace and refreshment in the dog days when the temperature in the streets and among the high buildings becomes unbearable. Someone else goes there biking, jogging, on horseback, or  simply to walk on the lunch break, before returning to the office though on holiday time.

So, you can ride it all or walk for some hours,  following both proposed itineraries of 3 and 5 km, respectively, though directions should be better explained.

The Pits Park can offer you a quiet background, pleasantly contrasting with the densly populated, urbanized surroundings where traffic keeps on running noisly even in August.

That’s a sign of the changing times that persuade people to go on summer holidays in other periods rather than only in August, whether they choose  differently on economic grounds or in search of alternative and less crowded destinations.

Dolce multistrato

Dolce multistrato

Via di mezzo fra tirami sù, zuppa inglese e dolce mattonella, questa preparazione multistrato si presenta molto morbida e cremosa.

Pur non essendo propriamente “light” per la presenza piuttosto abbondante di mascarpone e formaggio spalmabile, che comunque una-tantum ci si può anche concedere, si distingue per il basso contenuto zuccherino. Un contenuto che, ovviamente, è variabile a seconda dei gusti e delle preferenze, perché il vantaggio di prepararsi da sé i dolci (e il cibo in generale) è sopratutto quello di poter dosare gli ingredienti e sperimentare abbinamenti de gustibus.

Base di farina di mandorle e grano saraceno

Ingredienti per la base: 100 gr di farina di mandorle – 100 gr di farina di grano saraceno – due mele – un pizzico di sale – 2 cucchiai di olio di semi (di girasole)

Ingredienti per la crema: 200 gr di mascarpone – 200 gr di formaggio spalmabile – latte di mandorla (qui, non zuccherato) – 7 / 8 gocce di olio essenziale di vaniglia – 1 pizzico di cannella – caffè istantaneo ed espresso – latte di mandorla – 2 cucchiaini di stevia

Preparazione della crema: lavorare con la frusta elettrica il mascarpone e il formaggio a cui è stato aggiunto 1 o 2 bicchieri di latte di mandorla e caffè istantaneo. Il dosaggio dipende dai gusti personali; qui sono stati utilizzati 2 cucchiaini di caffè istantaneo in 2 bicchieri di latte di mandorla. Quando la crema ha raggiunto la consistenza desiderata, aggiungere l’olio essenziale di vaniglia, la cannella, la stevia e mescolare bene. Quindi, riporre in frigo.

Preparazione della base: in una terrina mischiare le due farine, due mele grattugiate, il sale e l’olio di semi. Mischiare finché viene raggiunta una consistenza molto morbida, eventualmente aggiungendo del latte di mandorla.

Stendere l’impasto su una teglia molto larga, rivestita con carta da forno bagnata e strizzata, disponendolo in uno strato molto basso.

Cuocere in forno (a gas) per circa 30 minuti a 200° o regolarsi in base al proprio forno.

Far raffreddare la base, quindi ritagliarla in 3 parti uguali. Procedere a strati, spennellando ogni strato della base con il caffè fatto con la moka e  abbondante crema. Spolverizzare l’ultimo strato, ricoperto di crema, con cacao amaro.

Riporre nel freezer per il tempo necessario a solidificare il tutto.