Torta con pere, mele, mandorle e farina di grano saraceno

Torta con mele, pere, mandorle e farina di grano saraceno

Torta con mele, pere, mandorle e farina di grano saraceno

All’aroma di limone, questa torta è una variante di quelle precedenti, fatte con farina di grano saraceno.

Ingredienti: 100 gr farina di grano saraceno – 100 gr di nocciole tritate molto fini –  50 gr di mandorle non pelate e spezzettate – 2 limoni non trattati – 2 mele – 2 pere – 1 uovo – 2 cucchiaini di cannella – 1 pizzico di sale – mezzo panetto di lievito di birra (12 gr).

Preparazione:

Lavare le  mele e le pere. Tagliare 1 mela a fettine molto sottili con la buccia. Passarle al forno sulla piastra foderata con carta da forno per circa 40 minuti a 240° (forno a gas), rigirandole.

Sbucciare e ridurre a cubetti 1 mela e 2 pere. Lasciarle macerare nel succo di mezzo limone e 2 cucchiaini di cannella. Tritare finemente la scorza dei 2 limoni, ottenuta con un pelapatate.

In una terrina mischiare la farina di grano saraceno e le nocciole tritate. Aggiungere un pizzico di sale, 1 uovo intero, la scorza dei 2 limoni, le mandorle spezzettate, le fettine di mela passate al forno spezzettate, l’altra mela e le pere a cubetti. Mischiare bene. Sbriciolare nell’impasto il lievito tenuto a temperatura ambiente.

Poco alla volta aggiungere acqua tiepida (circa 1 bicchiere) ed ottenere un impasto molto cremoso e semi-liquido.

Foderare una teglia diam. 18 cm con carta da forno bagnata e strizzata. Versare l’impasto e infornare, non a diretto contatto con la piastra, a 240° (forno a gas) per 40 min. e per altri 20 minuti a 200°.

Per rimuovere la carta da forno, rovesciare la torta fra due piatti.

Far raffreddare e servire.

Perchè utilizzare le fettine di mela passate al forno per dolcificare? Perchè risultano più dolci della mela grattugiata.

 

 

 

 

 

 

 

Mousse fondente, fondentissima

Mousse con cacao amaro

Mousse con cacao amaro

Per gli amanti del gusto fondente, ecco una ricettina semplice a base di avocado. La sua polpa, frullata o passata al mixer, acquista una consistenza “burrosa”, ideale per realizzare una mousse molto solida da gustare come gelato o budino, da spalmare o da utilizzare per ricoprire una torta.

L’avocado è un frutto molto nutriente, ma con scarso apporto di zucchero e il suo sapore neutro lo rende facilmente utilizzabile con spezie e ingredienti di vario tipo. Qui, sono state inserite anche le nocciole.

Ingredienti per una porzione: 

1 avocado  – cacao amaro (30 gr) – 1 mela grattugiata – 50 gr di nocciole – 1 limone non trattato – 1 cucchiaino di cannella.

Preparazione:

Togliere la buccia e la parte verde dell’avocado. Ridurre a pezzi la polpa e metterla nel mixer / frullatore insieme alla mela grattugiata, al cacao e alla cannella. Frullare bene.

Versare in una terrina. Aggiungere le nocciole spezzettate e la scorza del limone, ottenuta con l’utilizzo di un pelapatate e tritata molto fine. Mischiare molto bene.

Rivestire uno stampo  con la pellicola trasparente. Versare la mousse, livellare e schiacciare bene.

Porre in frigo per almeno un’ora.

Quindi, rovesciare lo stampo e rimuovere la pellicola.

Decorare a piacere e servire.

L’Oriente tra le colline toscane: il castello di Sammezzano

Il bello di questo nostro paese è che non finisce mai di stupire, nemmeno chi ci è nato e ci vive da sempre. Tra i suoi gioielli nascosti e tenuti sotto chiave, esistono realtà sorprendenti. Una tra tante, il castello di Sammezzano, a pochi km da Firenze.

Ingresso

Ingresso

Di castelli ne è piena non solo l’Italia, ma anche la Toscana che ne conta oltre 500 se si considerano anche torri, rovine e rocche. Quindi, cosa avrà mai questo maniero che lo rende davvero unico rispetto a tutti gli altri castelli toscani e italiani? Innanzitutto, gli interni. Basta guardare qualche foto e ci si rende subito conto, ma cosa ci fa un castello così nella culla del Rinascimento italiano?

L’eclettico marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona che non aveva mai visto l’Oriente aveva le idee molto chiare al riguardo. Dall’originaria pianta rettangolare, un tempo proprietà dei Medici,  degli Altoviti e poi dei Ximenes, creò intorno alla metà del 1800 un vero e proprio angolo di Oriente, affiancato da un parco di 50 ettari che racchiude tuttora sequoie secolari. Affascinato dall’orientalismo che aveva da poco preso piede in Europa e dotato di estro originale che gli permetteva di guardare oltre al ruolo di Firenze solo come capitale del Rinascimento italiano, progettò e fece realizzare  una serie di ambienti sorprendenti.

Sala degli specchi

Sala degli specchi

Con l’aiuto di manovali del posto e utilizzando il gesso in molte delle decorazioni realizzò così la prima sala, contraddistinta dall’azzurro acceso su cui campeggiano i gigli fiorentini, per proseguire nel candore intenso della sala bianca con i vetri colorati e tra i raffinati merletti della sala da ballo. Ingegno e abilità trapelano nella sala degli specchi con le stalattiti bianche che creano giochi di luce e riflessi magici e poi ancora altre stalattiti, questa volta colorate che rievocano l’India.  Alla sala della musica con i ricchi capitelli che sormontano le colonne blu si aggiunge la splendida sala dei pavoni, adibita un tempo niente meno che a sala da pranzo. Quindi, in quella più luminosa dove la luce si riflette sulle pareti bianche c’era un tempo l’antico scriptorium.

Sala dei pavoni

Sala dei pavoni

Mentre il tramonto ammorbidisce ancora di più le linee armoniose delle colline toscane e il verde al di là delle finestre diventa più cupo, le porte del castello si chiudono. Nelle ricche sale che rievocano l’Oriente, l’India  e la Cina ritorna a regnare il silenzio e il grande tesoro viene rimesso sotto chiave, suo malgrado. Attende, infatti, qualche ricco intenditore che lo restauri e lo possa aprire al pubblico, dopo essere stato residenza privata, hotel, location di film e, quindi, avamposto solitario tra le colline toscane.

In un insolito contrasto di simbolismi, evocazioni e atmosfere spicca in nero sulla pietra bianca, nella sala luminosa che ospitava lo scriptorium, la frase del poeta Giovanni Prati, sostenitore della monarchia sabauda “Va solingo il leon per suo sentiero. Spiega romita al ciel l’aquila il volo. Sia nobil tedio o voluttà d’impero, ogni forte nel mondo è sempre solo”. Sarà proprio perchè raramente svelato, relegato alla solitudine e difficile da visitare, che il castello di Sammezzano continua a esercitare il suo fascino?


Sammezzano castle: the East in the middle of the Tuscany hills

As a matter of fact, Italy never stops to surprise even those who were born and have always lived there. Unexpected  revelations  come out from the obscurity where a great number of  hidden treasures are still  kept under lock and key. Just to mention one, Sammezzano castle, not so far from Florence, is one of those mirabilia, whose access is allowed to a few and its existence is known not to many.

Yet, it has something unique that makes it so different from several other castles in Italy and Tuscany where over 500 manor houses, towers, fortresses and ruins  are scattered throughout  the region. What does Sammezzano castle make so different and why is it located just in the cradle of the Italian Renaissance?

Marquess Ferdinando Panciatichi Ximenes of Aragon could answer both questions exhaustively, if he were still alive, but to us there is just one simple reply “take a look at the photos of the interiors” and the reason will be immediately clear.

The eclectic marquess, who never visited the East, was fascinated by the Orientalism, started in 19th-century in Europe and his uncommon talent allowed him to watch beyond the role of Florence and nearby land as the capital of the Italian Renaissance.

According to a global view of arts and culture, marquess Ferdinando began to transform the former rectangular complex previously owned by the Medici, the Altoviti and Ximenes of Aragon family into an oriental inspired castle and location in the mid 1800s. Century-old sequoia trees still grow in nearby 50 acre park.

By the engagement of local labourers and the use of abundant stucco decorations, unique rooms in Morish style with Indian and Chinese influences were created. Florentine lilies on bright blue feature the entrance room, followed by the next brilliant white hall with multi-coloured glasses and the refined lace plaster decorations  of the ballroom. Magic light effects and reflections shine among white stalactities in the Mirror room and then other colored stalactites fall from the ceiling of the next room, creating Indian reminiscences. From the Music room featured by blue columns with elegant capitals, entrance to the Peacock room shows the most beautiful intetrior of the castle, once used as a luxurious dining room. The former scriptorium was designed in the next bright room where the white walls reflect light. At sunset, when the green outline of the Tuscan hills fade, the castle gates close and silence falls on the rich rooms filled with oriental atmosphere. The precious treasure returns reluctantly  to its segregation, waiting to be restored  by a rich appraiser who could make it shine again. After all, the former private residence, hotel, film location and present solitary outpost surrounded by the Tuscan hills deserves the company of  respectful visitors.

To underline the unusual contrast of symbols, contents and reminescences a black inscription stands out from the white stone in the bright former Scriptorium room. It quotes a sentence of poet Giovanni Prati, supporter of   the House of Savoy  “The lion goes lonely along the path. The eagle flies solitary in the sky. Either for noble impassiveness or commanding attitude, every strong creature is alone in its life”. Perhaps, that explains why Sammezzano castle keeps on fascinating even though isolated and difficult to be visited.

Reggia di Venaria Reale: Il più grande orto-giardino d’Italia

Locandina 2016

“Fatevi la corte” recita il titolo accattivante che si presta a più di un’interpretazione per introdurre le molteplici iniziative della stagione primavera-estate 2016 alla Reggia di Venaria Reale.

Riaperta al pubblico il 29 marzo, dopo la stagione invernale, la Reggia ospita l’orto giardino, o per usare un termine più aristocratico, il Potager Royal più grande d’Italia.

Orto-giardino a Venaria Reale

Orto-giardino a Venaria Reale

Su circa 100.000 metri quadrati crescono nei frutteti 1700 alberi e negli orti, specie uguali a quelle coltivate nel 1600 e 1700.

Si estendono alle loro spalle i grandi giardini con le fioriture stagionali, recuperati in parte dall’ex piazza d’armi voluta da Napoleone

Tra la mostra dedicata al made-in Italy di tutte le epoche, la mostra multimediale nella Regia Scuderia e quella fotografica nella Citroniera non resterà che concedersi una sosta  nei ristoranti e nelle caffetterie della Reggia.

La Freccia di DIana

La Freccia di Diana

Certo, rimarrà sempre l’imbarazzo della scelta nel modo in cui  godersi l’orto-giardino di corte. Salire a bordo della Freccia di Diana, sulla carrozza a cavallo o sulla gondola per un breve tragitto nelle acque della peschiera?

A voi la scelta.

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