Storie di uomini: i numeri magici di Fibonacci

Che la matematica non sia un’opinione ce lo sentiamo dire fin  da quando siamo bambini. E’ più probabile che sia un’intuizione logica, ma le intuizioni nascono per caso?

Che reazioni avranno avuto i contemporanei di Fibonacci, davanti all’intuizione della sua sequenza?

Forse, all’inizio, gli avranno anche dato del matto per quel suo pensiero che, alla fine, tutto si ripete, si somma, si moltiplica e si trasforma e alla fine, si somiglia.

Scala a chiocciola

Senza voler approfondire ulteriormente, soprattutto perché la matematica non è mai stata la materia forte di chi scrive, sembra di capire che la formula magica di Fibonacci si basa sul fatto che 2 + 3 fa 5 e che 5 + 3 fa 8, 8 + 3 fa 11, 11 + 3 fa 14 ecc., perché ogni numero così ottenuto corrisponde alla somma dei due che vengono prima.

E’ un ordine che ritroviamo in una gran quantità di contesti, dalla natura alla musica e perfino al supermercato, quando acquistiamo alcune verdure. Quali? Il cavolo romanesco per esempio, con le inconfondibili spirali geometriche tridimensionali che si ripetono, prima grandi e poi sempre più piccole.

Esistono poi altri tipi di sequenze che, a volte, sembrano innescare processi non proprio matematici, ma che non sembrano dettati dal caso: incontri favorevoli, inutili o controproducenti che innescano occasioni fortunate, senza senso o che era meglio non si fossero verificate.

Escher

Le sequenze, alla fine, affascinano e fanno intravedere un filo misterioso che le avvolge, ma tornando a Fibonacci, non si può tralasciare il fatto che la sua teoria abbia riguardato anche le note musicali. Per quanto armoniosa, scomponibile e componibile all’infinito, la musica segue un ordine preciso, una formula matematica creativa, ma pur sempre matematica.

Era un mondo nuovo, quello che aveva intuito Fibonacci nel 12° secolo, in cui il micro e il macro si copiano e si ripetono all’infinito e un vero inizio non necessariamente si coniuga con una fine definitiva; la sequenza terrena e concreta della matematica che, forse, nasconde al suo interno il significato mistico di una proporzione divina e ultraterrena.

 

Luci e colori di Portogruaro

Portogruaro, i mulini di S.Andrea

Già in sentore di Venezia da cui la separano  circa 70 km, Portogruaro è una cittadina piacevole da visitare e per passarci qualche ora.

Con la parte centrale dedicata a pedoni e biciclette, può offrire una pausa rilassante passando tra i caffè sotto ai portici e passeggiando per strade tranquille e verdeggianti che in occasioni particolari, come ad esempio una fiera medievale, diventano ancora più interessanti.
Nuovo e antico si accostano, mentre qua e là appaiono i segni della vicinanza alla Serenissima nell’architettura degli edifici e in altri dettagli, creando attraenti contrasti di colore e di stile.

I mulini di S. Andrea  sul fiume Lemene risalgono al 12° secolo e allo stesso periodo appartiene  il campanile storto, già inclinato di quasi 1 mt  e ½ che si trova nella  centrale Piazza del Duomo  e che continua inesorabilmente a pendere di 2 mm ogni anno.

Da Portogruaro si snodano alcuni percorsi ciclabili, tra i quali quello che costeggia il fiume Lemene, reso possibile dalla recente realizzazione della GiraLemene.

Si tratta di una rete di strade e  piste ciclabili che si estende per 40 km tra campagne rigogliose, mulini  e resti storici di antichi edifici.

 

 

 

Torta fresca con ricotta e mirtilli

Torta di ricotta e mirtilli

Come ottenere un impasto un po’ burroso, simile a quello che si ottiene con il burro, senza doverlo utilizzare? Tritando le mandorle pelate.

Quando ormai le merende con pane, burro e zucchero appartengono alle reminiscenze di un’infanzia lontana e venivano prontamente consumate rincorrendosi per i cortili per poter sfuggire ai famigerati “ce l’hai” o correndo su per le scale, facendo gli scalini a due a due, ecco che ora bisogna evitare che i “ce l’hai” si riferiscano a uno o più valori alterati del metabolismo. Non fosse altro che per costruirsi un presente salutare e una vecchiaia decorosa, priva per quanto possibile di medicinali e scarsa qualità di vita.

Ma tornando alla ricetta, eccola descritta qui sotto. E’ molto semplice e gli ingredienti sono molto essenziali.

Ingredienti

140 gr di mandorle pelate tritate finemente – 140 gr di farina di grano saraceno – 1 cucchiaino di sale – 3 mele grattugiate –  250 gr di ricotta fresca – 150 gr circa di mirtilli freschi o surgelati (possibilmente nostrani e non importati).

Preparazione

In una terrina piuttosto grande unire la farina, le mandorle pelate e tritate, 2 mele grattugiate e il sale. Aggiungere poca acqua alla volta, fino ad ottenere un impasto denso e cremoso.

Versare l’impasto in una teglia diam.  18 cm rivestita con carta da forno bagnata e strizzata.

Procedere alla cottura, come al solito (vedere le altre ricette,  a 240° per 30 min. e poi a 200° per altri 15/20 min. nel forno a gas).

La base è cotta quando risulta leggermente dorata. Nel frattempo, si stempera la ricotta insieme a 1 mela grattugiata e si scongelano i mirtilli (se si utilizzano quelli surgelati).

Far raffreddare la base e ricoprirla con la ricotta. Procedere poi con la copertura di mirtilli.

Porre in frigo per circa 1 ora prima di servire.

Ottima in svariate occasioni: a fine pranzo, al posto della frutta, a colazione o per la pausa caffè, magari dopo una bella passeggiata nel sole primaverile.