Il lume della ragione, ovvero l’Illuminismo

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A un certo punto della storia, l’oscuramento della ragione, perpetrato dal fanatismo politico e religioso, non è più stato tollerato, soprattutto dal ceto emergente della borghesia.

L’esigenza di andare oltre i dogmi del tempo cominciò a serpeggiare alla fine del Seicento in Inghilterra, in contrapposizione all’intransigenza moralistica del puritanesimo, a prova del fatto che la storia è come una fune che si tende. Quando viene tirata dalla parte dell’assolutismo ideologico, non può che avere come logica conseguenza l’azione inversa che la tende verso la libertà di pensiero.

Dall’Inghilterra, l’illuminismo si diffuse in tutta Europa, assumendo caratteristiche locali, legate alla situazione politica e sociale dei vari stati in cui approdò.

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Comune denominatore era quello di usare la ragione per illuminare il buio della superstizione, dell’ignoranza e il cammino dell’uomo verso lo stato naturale e libero del discernimento, anziché mantenerlo condizionato e soggiogato ai vari poteri.

L’impostazione cosmopolita del movimento illuminista giunse anche in Italia, dopo che dall’Inghilterra si era diffuso in Francia.

Le nuove idee trovarono terreno fertile in Toscana, Lombardia, e a Napoli.

Se l’illuminismo fu, alla fine, una forma di dispotismo illuminato e di riformismo dispotico – secondo il concetto moderno di democrazia e libertà di pensiero – ebbe almeno il merito di insinuare il dubbio e fare discutere.

Di certo, discutere di politica, cultura e scienza era appannaggio del ceto borghese, mentre i super-nobili erano intenti ad arroccarsi, temendo che i borghesi potessero compromettere il loro potere.

L'Accademia dei Pugni nella stanza della stufa bianca (A. Perego)

L’Accademia dei Pugni nella stanza della stufa bianca (A. Perego)

Fuori dai salotti letterari che andavano diffondendosi ovunque, i popolani non avevano, di solito, il tempo di “illuminarsi”, occupati com’erano da sempre ad arrabattarsi per riuscire almeno a mettere il cibo sulla tavola, preferibilmente tutti i santi giorni dell’anno.

Però chi poteva si confrontava, anche animatamente, scambiandosi idee e concetti.

All’Accademia dei Pugni, ad esempio, associazione culturale sorta a Milano nel 1716 in casa Verri in quel di contrada Montenapoleone, le scazzottate erano solo virtuali. Negli accesi dibattiti e confronti su politica, scienza, società e quant’altro, si cercava di mantenere viva la luce della ragione e del pensiero libero.

Una luce che prorompe anche nella pittura con la riproduzione reale dei paesaggi e soprattutto nel vedutismo, o in aree luminescenti che emergono dal buio circostante nei ritratti di personaggi della borghesia e nelle scene di vita quotidiana.