Quando gli altri costruivano piramidi e navigavano con le stelle – Prima parte

La storia degli antichi popoli italici affonda le sue radici nel Neolitico (8,000/4.000 anni a.C.) con la presenza di genti autoctone, alcune provenienti forse dall’Asia Minore e dal Mar Egeo, che parlavano lingue non indo-europee.

Il Mar Adriatico e le Alpi orientali divennero poi i corridoi naturali attraverso i quali, dal 2.000 a.C., popolazioni di lingue indo-europee originarie del centro ed est Europa giunsero in Italia.

Decisivo fu, in seguito, il contatto con culture più progredite del Mediterraneo orientale e del Vicino Oriente, che arrivarono via mare a partire dal 1.500 a.C.. Dapprima furono i Fenici, abitanti delle coste asiatiche del Mediterraneo, che fondarono colonie in Sicilia e Sardegna, seguiti dai Greci che colonizzarono il sud Italia, Sicilia compresa.

Elmo, 9° sec. a.C.

Dal 750 a.C. un’altra cultura importante andò delineandosi: quella etrusca, probabilmente originaria della regione turca dell’Anatolia, che visse il suo momento di massimo splendore in Italia intorno al 500 a.C.

Fenici, Greci ed Etruschi si spartirono, non senza scontri violenti e sonore sconfitte, la supremazia sulle rotte commerciali del Mar Tirreno.

Questo, in sintesi, è l’inizio del lungo percorso che intrapresero gli antichi popoli italici prima dell’unificazione sotto il dominio di Roma, conclusasi nel 1° sec. a.C.

Popoli molto diversi fra loro si trovarono così, nel corso dei secoli, ad abitare il medesimo territorio. La ricostruzione delle loro caratteristiche e vicissitudini ci è stata tramandata dagli antichi autori classici, i cui resoconti però non sono privi di risvolti propagandistici a vario titolo.

A gettare ulteriore luce sulle diverse realtà antiche pre-romane tornano utili i ritrovamenti, sempre potenzialmente in attesa di essere svelati, di vasellame, oggetti di uso comune, armi, gioielli, statue, effigi, iscrizioni, sepolture, opere architettoniche ecc.

Ma per comprendere il perché del fatto che le antiche genti italiche iniziarono il loro percorso evolutivo con circa due millenni di ritardo rispetto a quelle che abitavano il Mediterraneo orientale e il Vicino Oriente, è utile sapere alcuni antefatti.

Intorno al 6.500 a.C. le popolazioni che abitavano l’Occidente erano essenzialmente di natura nomade, in quanto raccoglitori e cacciatori alla costante ricerca di risorse per il sostentamento.

Contemporaneamente, nel Vicino Oriente si sviluppava l’agricoltura e la relativa necessità per l’uomo di divenire stanziale, con tutto ciò che ne è conseguito (sviluppo e fiorire dell’allevamento, della pastorizia, della produzione di svariati manufatti, della lavorazione dei metalli, del commercio ecc.).

Ma un altro momento decisivo che avrebbe segnato il corso degli eventi era già accaduto.

Camuni – graffiti

Circa 10.000 anni a.C. volgeva al termine l’ultima glaciazione, liberando grandi quantità di acque che resero fertili i territori precedentemente imprigionati dal ghiaccio, favorirono la crescita di boschi e foreste con relativa presenza di animali da cacciare. Uno di questi era il Nord Italia dove almeno a 8.000 anni a.C. risale la presenza in Valcamonica dei Camuni. Si trattava di una delle più antiche popolazioni indo-europee giunte nell’Italia settentrionale, dove abitò dapprima come società nomade e successivamente stanziale, a partire dal 3.000 a.C.

A glaciazione ultimata, intorno al 5.000 a.C., il continente europeo era abitato da nomadi cacciatori, pescatori e raccoglitori, provenienti dalle aree più disparate; Mare del Nord, Mar Baltico, Nord del Mar Nero, i fiumi Reno, Danubio, Vistola, gli Urali, il Volga, il Mar Caspio. Tuttavia, condividevano lo stesso ceppo linguistico – quello indo-europeo – parlato da 15.000 / 10.000 anni a.C. e diffuso fino all’India, che si frammentò nel quinto millennio a.C. con il delinearsi delle popolazioni oggi note.

Questa, è la premessa per introdurre l’Italia pre-romana, nel tentativo di districarsi in una storia tanto frammentata da sembrare un rompicapo, suddividendo i popoli italici antichi in indo-europei e non indo-europei. Così, tanto per tracciarne le origini.

Con l’unificazione romana, vennero uniformate in un unico modello culturale le numerose separazioni, mescolanze e sovrapposizioni tra genti, tribù e stirpi diverse che popolavano l’Italia nei secoli precedenti.

Ma sarà poi vero? Oppure, un po’ di verità sta nel fatto che l’essenza di un popolo è destinata a sopravvivere nonostante tutto, riaffiorando nei dialetti parlati dai posteri, nei tratti somatici e caratteriali, nei resti delle tradizioni degli antichi abitanti che occupavano determinate regioni, costituendo un panorama variegato sparso su un territorio più esteso.

Sì, perché per la penisola e le sue isole è passato un po’ di tutto, soprattutto per la collocazione strategica di crocevia tra nord e sud, est ed ovest, appetibile in ogni circostanza, tempo e stagione.

Continua…

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